Il Miami Seaquarium, celebre parco acquatico noto in tutto il mondo, ha annunciato la sua chiusura definitiva dopo decenni di critiche da parte delle associazioni animaliste. Inaugurato nel 1955, il parco è diventato famoso soprattutto per essere stato il set della serie “Flipper”, in cui un delfino era il protagonista. Tuttavia, la struttura ha anche attirato l’attenzione negativa per le condizioni in cui sono stati tenuti gli animali, evidenziando il peso del business legato agli spettacoli sulla vita delle specie marine.
Un caso emblematico è quello dell’orca Lolita, che ha trascorso 53 anni in cattività prima di morire, e del delfino Lì, compagno di vasca di Lolita, che ha vissuto nel parco per 35 anni. La sofferenza di questi animali ha sollevato interrogativi sul benessere degli esseri senzienti costretti a esibirsi in spettacoli per il pubblico.
Le associazioni animaliste hanno da sempre considerato il Miami Seaquarium un simbolo dello sfruttamento animale. Le loro battaglie hanno messo in luce quanto il divertimento ricavato dagli spettacoli avesse un costo in termini di dignità e benessere per gli animali. Flipper e Lolita sono diventati i volti di questa lotta, rappresentando il dolore e la sofferenza inflitti a creature che dovrebbero vivere libere nel loro habitat naturale.
La vita di Katy, un altro delfino che ha “interpretato” Flipper, ha avuto un impatto significativo sulla percezione pubblica riguardo alla cattività degli animali. Richard O’Barry, l’addestratore di Katy, ha raccontato che l’animale si è lasciato morire per “asfissia indotta”, sottolineando la gravità delle condizioni in cui vivevano gli animali in cattività. Dopo la morte di Katy, O’Barry ha deciso di cambiare vita, fondando il “Dolphin Project”, un’organizzazione dedicata alla protezione e al benessere dei delfini.
Lolita, catturata nelle acque dello Stato di Washington, è diventata un simbolo della lotta per la liberazione degli animali marini. La sua cattura, avvenuta durante una pesca in cui altre quattro orche morirono, e la sua vita in cattività hanno suscitato indignazione. Dopo la morte del suo compagno, Hugo, Lolita ha mostrato comportamenti autolesionistici, evidenziando il profondo disagio psicologico causato dalla cattività. Nonostante gli appelli per il suo trasferimento in un centro più idoneo, Lolita è morta in cattività, costretta in vasche che non rispettavano le sue esigenze.
La chiusura del Miami Seaquarium è stata accelerata da un’azione legale da parte della contea di Miami-Dade, che ha citato una “lunga e preoccupante storia di violazioni”. Le ispezioni hanno rivelato numerose carenze strutturali e condizioni inadeguate per gli animali. Con la chiusura del parco, si pone ora la questione del destino degli animali ancora presenti nella struttura. Secondo quanto dichiarato dalla fondazione di O’Barry, i delfini, i leoni marini e le foche saranno trasferiti in un’altra struttura, ma ciò solleva preoccupazioni sul loro futuro e sul rischio di sfruttamento continuato.
La decisione di chiudere il Miami Seaquarium segna un passo significativo nella lotta per i diritti degli animali e potrebbe rappresentare un cambiamento nella percezione pubblica riguardo all’uso di animali marini per scopi ricreativi. La chiusura del parco non solo pone fine a una lunga storia di sfruttamento, ma offre anche l’opportunità di riflettere su come garantire il benessere degli animali in cattività e promuovere la loro protezione nel futuro.



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