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“Ero fuori di testa”, le parole dell’uomo che ha ucciso Sara Campanella



Il giovane Stefano Argentino, attualmente in carcere a Gazzi per l’omicidio di Sara Campanella, una studentessa di 22 anni uccisa a Messina, ha rilasciato dichiarazioni che evidenziano il suo stato d’animo dopo il brutale delitto. In un colloquio con il suo avvocato, Giuseppe Cultrera, ha affermato: “Non so come tutto questo sia potuto succedere, non mi so dare una spiegazione, forse non c’è neanche una spiegazione, quantomeno razionale. Più rifletto, da solo con me stesso, più arrivo a una e una sola conclusione: quel giorno ero fuori di testa”.



Argentino ha descritto il suo comportamento come frutto di uno stato confusionale e ha espresso un profondo pentimento per l’atto compiuto. “Un uomo razionale non può arrivare a tanto. Ho sempre sognato di costruire qualcosa con Sara, e invece le ho inflitto l’atto più orribile che si possa immaginare”, ha continuato. Queste parole, cariche di rammarico, sono state riportate dal suo legale al Tgcom24.

Il giovane ha anche rivelato di non avere carta e penna per annotare i suoi pensieri, dichiarando: “Tengo tutto a mente. Penso da giorni alla famiglia di Sara, a cosa sta passando per colpa mia. Vorrei chiedere perdono, ma so che sono l’ultima persona che vogliono sentire”. Questo desiderio di scuse, tuttavia, non trova accoglienza nella famiglia della vittima.

L’avvocato Concetta La Torre, che rappresenta i genitori di Sara Campanella, ha sottolineato che le scuse inviate dalla famiglia di Argentino sono inadeguate e tardive. “Le scuse sono fuori tempo massimo – ha dichiarato La Torre – e per quanto è accaduto, anche il termine stesso appare inadeguato. Avremmo preferito un silenzio rispettoso, piuttosto che un atto che ha tutto il sapore della strategia difensiva”.

La Torre ha anche criticato i gesti dei familiari di Argentino, compresa la visita in carcere della madre, che avrebbe descritto il figlio come “un bravo ragazzo”. Secondo l’avvocato, queste affermazioni dimostrano una pericolosa rimozione della gravità della situazione. Il giorno dell’omicidio, Argentino avrebbe contattato la madre in preda alla disperazione, minacciando di suicidarsi. La madre, residente a Noto, si è precipitata a Messina con il marito, ignara di quanto fosse realmente accaduto.

Le parole di Argentino, che riflettono un pentimento tardivo, pongono interrogativi sull’autenticità del suo rammarico. Il legale ha riportato che il giovane sembra ancora confuso: “Qualcosa dentro di me non ha funzionato. Il perdono, forse, non è umano. Spero solo che Dio possa perdonarmi, perché io stesso non so più chi sono”. Questo stato di confusione e il desiderio di espiare le sue colpe non sembrano però avere un impatto positivo sulla famiglia di Sara, la quale continua a vivere un dolore incommensurabile.

Il caso ha suscitato un intenso dibattito sull’argomento del femminicidio e delle responsabilità legate a tali atti violenti. La reazione della famiglia di Campanella è emblematicamente rappresentativa della difficoltà di accettare qualsiasi forma di scuse quando il dolore è così profondo e incolmabile. Le parole di Argentino, pur cariche di pentimento, non possono cancellare il trauma subito dalla vittima e dai suoi cari.

In questo contesto, la questione del perdono e della responsabilità morale emerge con forza. Argentino, pur esprimendo il desiderio di chiedere scusa, sembra consapevole che le sue parole non possono alleviare il dolore della famiglia di Sara. La sua confessione, per quanto sincera, si scontra con la realtà della sofferenza provocata e con la necessità di giustizia.



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