Dimitri Fricano, condannato a 30 anni per l’omicidio della fidanzata Erika Preti, è tornato ai domiciliari a seguito della decisione del Tribunale di sorveglianza di Torino. Preti, 28 anni, fu uccisa nel 2017 a San Teodoro, in Sardegna, con 57 coltellate durante una vacanza insieme. La scarcerazione di Fricano è stata concessa per motivi di salute, una misura che era già stata adottata in passato, considerando le sue condizioni di salute, aggravate dalla sua obesità e dal fumo.
Con la nuova decisione, Fricano ha ripreso a scontare la pena nella casa della madre a Biella, dove aveva già trascorso 15 mesi di detenzione prima di essere riportato in carcere nel febbraio scorso. Questa misura alternativa, prevista dal sistema giuridico italiano, suscita inevitabilmente polemiche, come già accaduto in precedenza. I familiari di Erika Preti si sono sempre opposti alla concessione dei domiciliari e avevano già incrociato Fricano per strada mentre si recava a cure mediche.
Attualmente, non sono state rese note le motivazioni specifiche della decisione del tribunale, che si basa su perizie mediche che attestano l’incompatibilità del detenuto con il carcere per motivi di salute. È probabile che le condizioni cliniche di Fricano siano peggiorate, e si stima che il suo stato di obesità, già considerato cronico, abbia avuto un ruolo significativo. Durante la detenzione, il suo peso è aumentato notevolmente, superando i 200 chilogrammi, il che ha reso difficile la sua mobilità e ha comportato problemi cardiaci, aggravati dal suo stile di vita da fumatore.
Dopo la condanna definitiva nel 2022 per l’omicidio di Erika Preti, Fricano era stato inizialmente scarcerato alla fine del 2023. In quel periodo, i giudici avevano autorizzato la sua cura ai domiciliari per un anno, consentendogli di uscire per tre ore al giorno per sottoporsi alle terapie necessarie. Tuttavia, nel febbraio scorso, i legali di Fricano avevano chiesto una proroga di questa misura, sostenendo che le cure non avevano portato ai risultati sperati. Il tribunale, però, aveva respinto la richiesta, imponendo il rientro in carcere con la promessa di trovare strutture penitenziarie adeguate per detenuti con problemi di salute.
Recentemente, è stata presentata una nuova istanza per il ritorno ai domiciliari, probabilmente anche a causa della mancanza di strutture idonee per la sua situazione. Questa volta, tuttavia, le misure sono più restrittive: Fricano potrà avere contatti solo con i genitori.
L’omicidio di Erika Preti ha scosso profondamente l’opinione pubblica e ha sollevato interrogativi sulla sicurezza delle donne e sulla gestione dei detenuti con problemi di salute. La brutalità del crimine, avvenuto durante una vacanza, ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva e ha portato a un intenso dibattito sulla giustizia e sulla protezione delle vittime di violenza.
La decisione di concedere i domiciliari a Fricano ha riacceso le polemiche già emerse in passato, con i familiari di Preti che continuano a esprimere la loro opposizione a questa misura. La loro posizione è comprensibile, considerando la gravità del crimine commesso e le conseguenze devastanti che ha avuto sulla loro vita. La questione dei domiciliari per i detenuti condannati per omicidio rimane un tema delicato e controverso, che richiede una riflessione approfondita da parte delle istituzioni.



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