Circa un anno fa ho condiviso la mia storia su questa pagina: avevo appena scoperto di essere incinta mentre il mio bambino maggiore lottava per la sua vita in terapia intensiva. Oggi torno con un aggiornamento che, con immenso sollievo e gratitudine, è straordinariamente positivo — il miglior esito che potessi sperare.
Dopo cinquantotto lunghi giorni di ricovero, mio figlio è finalmente potuto tornare a casa. Il percorso di guarigione è stato lento e non privo di ostacoli, ma oggi sta decisamente meglio. Un passaggio fondamentale è stato il trasferimento delle sue cure a un Ospedale Pediatrico specializzato vicino a noi. Lì, i medici hanno saputo intervenire con tempestività, elaborando un piano di trattamento chiaro, sia per la gestione immediata che per il follow-up a lungo termine delle sue condizioni croniche. Finalmente ci sentiamo sostenuti e in mani sicure, accompagnati da un team che ci ispira fiducia.
L’esperienza nel suo insieme è stata profondamente traumatica per tutta la nostra famiglia. È stato un periodo buio, ma non siamo stati soli: l’affetto e il sostegno dei nostri cari ci hanno tenuti a galla. E, miracolosamente, ce l’abbiamo fatta.
Affrontare l’inizio di una nuova gravidanza mentre un altro dei tuoi figli lotta tra la vita e la morte è un’esperienza che definire “difficile” è riduttivo. Gli ormoni in subbuglio si sono sommati a un carico emotivo già insostenibile. Gestire la nausea mattutina lontano da casa, in una stanza d’ospedale, è stato durissimo. Anche il cibo della mensa, già non eccelso, diventava immangiabile di fronte alle avversioni alimentari tipiche della gravidanza. Eppure, nonostante tutto il caos che vivevo, la piccola vita che cresceva in me è andata sempre bene: la gravidanza è stata serena, un piccolo faro di normalità in mezzo alla tempesta.
Ad agosto è nato il nostro terzo bambino. È una piccola esplosione di gioia e ha riportato nella nostra casa una luce fatta di felicità e tenerezza. C’è stato un momento in cui ho temuto di dover salutare un figlio nello stesso istante in cui ne avrei accolto un altro. Mi chiedevo come fosse possibile contenere nello stesso cuore un dolore così profondo e lo spazio per una nuova, immensa felicità. Per fortuna, non ho dovuto scoprirlo.
Oggi, a distanza di un anno, mi preparo a vivere queste Feste con i miei tre meravigliosi bambini attorno a me. L’anno scorso il Natale l’abbiamo passato in ospedale, tra monitor e flebo. Quest’anno, essere semplicemente a casa, tutti insieme, è il regalo più grande che potessi immaginare.
Grazie a chi ha letto e a chi ci ha pensato. Vi auguro, di cuore, buone feste e un anno nuovo pieno di luce e serenità.



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