Sono state ascoltate oggi, tramite l’incidente probatorio, due giovani che si dichiarano vittime di Giovanni Sgroi, medico e primo cittadino di Rivolta d’Adda, in provincia di Cremona, arrestato lo scorso 23 maggio con l’accusa di violenza sessuale su almeno quattro pazienti. Le donne, assistite da un team legale che include l’avvocato Patrizio Nicolò, hanno fornito alla giudice per le indagini preliminari, Sara Cipolla, una ricostruzione dettagliata degli episodi di abuso che sostengono di aver subito durante visite mediche. Tali visite si sarebbero svolte principalmente presso una clinica situata a Pozzuolo Martesana, vicino Milano. Tra le persone ascoltate oggi figura anche la giovane di 24 anni residente a Cernusco Sul Naviglio, la prima a denunciare il medico, dando così avvio alle indagini.
Domani, gli investigatori sentiranno altre due donne che hanno riferito episodi simili. Le giovani hanno dichiarato di essere state toccate in modo invasivo e senza l’utilizzo dei guanti nelle zone intime durante esami ecografici addominali. L’inchiesta, coordinata dalla pm Alessia Menegazzo e dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella, ha portato alla luce ulteriori testimonianze nelle ultime settimane. Dopo la notizia dell’arresto, sono pervenute cinque nuove denunce relative a presunti abusi avvenuti tra il 2012 e il 2016 nella provincia di Bergamo. Inoltre, sono emerse le dichiarazioni di altre due ex pazienti che affermano di aver subito violenze rispettivamente nel 1988 e nel 2010. Tuttavia, in entrambi i casi, le indagini furono archiviate e non proseguirono.
Giovanni Sgroi, che in passato ha ricoperto il ruolo di primario nel reparto di Gastroenterologia, si è sempre dichiarato innocente rispetto alle accuse. Difeso dall’avvocato Domenico Chindamo, il medico settantenne è attualmente agli arresti domiciliari con l’accusa di violenza sessuale aggravata. Secondo quanto riportato dalla gip Sara Cipolla, esiste un rischio concreto di inquinamento delle prove, dato il comportamento “disinvolto” con cui il medico avrebbe contattato alcune pazienti. Inoltre, la giudice ha sottolineato il pericolo di reiterazione del reato, evidenziando la “spregiudicatezza” e la “assenza di autocontrollo” dimostrate dall’indagato.
L’arresto e le accuse hanno avuto ripercussioni anche sulla vita pubblica di Giovanni Sgroi. Il prefetto di Cremona, Antonio Giannelli, ha disposto la sospensione del medico dalla carica di sindaco di Rivolta d’Adda, in attesa degli sviluppi dell’inchiesta. La vicenda ha scosso profondamente la comunità locale e ha sollevato interrogativi sulla gestione delle denunce archiviate negli anni passati.
Le testimonianze delle presunte vittime sono state raccolte in un contesto particolarmente delicato, considerando che molte delle denunce sono emerse solo dopo la diffusione della notizia dell’arresto. Le donne coinvolte hanno descritto dettagliatamente le modalità degli abusi, sottolineando la natura invasiva e non professionale dei comportamenti attribuiti al medico durante le visite. Gli investigatori stanno ora analizzando i nuovi elementi emersi per ricostruire un quadro completo degli eventi e verificare la veridicità delle accuse.
Nel corso degli anni, alcuni casi denunciati contro il medico non hanno trovato seguito legale, come accaduto per le segnalazioni del 1988 e del 2010. La decisione di archiviare quei fascicoli solleva dubbi sull’efficacia del sistema giudiziario nel trattare denunce di questo tipo, soprattutto quando riguardano figure professionali di rilievo.
La difesa di Giovanni Sgroi insiste sulla sua innocenza e punta a dimostrare l’infondatezza delle accuse mosse contro di lui. Tuttavia, il lavoro degli inquirenti prosegue senza sosta, con l’obiettivo di accertare eventuali responsabilità e garantire giustizia alle presunte vittime.
            


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