Nel dibattito acceso che accompagna la preparazione della manovra di Bilancio 2026, si inserisce una proposta destinata a far discutere. A lanciarla è il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, esponente della Lega, che ha ipotizzato la possibilità per i lavoratori di accedere alla pensione a 64 anni, anziché a 67, attraverso l’utilizzo del Tfr (Trattamento di Fine Rapporto) come parte integrante del calcolo della pensione.
L’idea, ancora in fase di studio e priva di una quantificazione economica dettagliata, punta ad ampliare la platea dei beneficiari, coinvolgendo non solo i lavoratori inseriti nel sistema contributivo puro ma anche quelli appartenenti al cosiddetto sistema misto, cioè coloro che hanno iniziato a versare contributi prima del 1995.
Attualmente la normativa consente il pensionamento a 64 anni solo ai lavoratori del sistema contributivo, cioè a chi ha iniziato a maturare contributi dal 1996 in poi. Per poter esercitare tale opzione, è richiesto che l’assegno pensionistico sia almeno pari a tre volte l’importo dell’assegno sociale, oggi fissato in 1.616 euro mensili. Per raggiungere questa soglia è possibile sommare alla pensione maturata con l’INPS anche la rendita derivante da eventuali fondi di previdenza complementare.
La proposta di Durigon intende introdurre un meccanismo diverso: i lavoratori potrebbero utilizzare direttamente il proprio Tfr come integrazione della rendita, a scapito della liquidazione finale. In altre parole, la liquidazione verrebbe in parte assorbita dal sistema previdenziale, permettendo di raggiungere il requisito minimo previsto per l’anticipo della pensione.
Un’iniziativa che ha sollevato immediate reazioni. Da un lato, i promotori sottolineano l’obiettivo di “allargare la possibilità di pensionamento a categorie di lavoratori oggi escluse”. Dall’altro, sindacati e opposizione evidenziano i rischi di una misura che scaricherebbe parte dei costi sui lavoratori stessi, privandoli di una parte importante del proprio trattamento di fine rapporto.
Secondo quanto dichiarato da Claudio Durigon, l’intento è “fornire maggiore flessibilità e garantire nuove opportunità a chi, per condizioni lavorative o personali, non intende attendere i 67 anni”. Ma l’assenza di una stima ufficiale sui costi della misura lascia aperti numerosi interrogativi.
Gli esperti segnalano che la modifica inciderebbe profondamente sulla natura stessa del Tfr, tradizionalmente concepito come liquidazione spettante al termine del rapporto di lavoro, trasformandolo invece in uno strumento previdenziale a supporto della pensione anticipata.
Le principali organizzazioni sindacali hanno espresso forti perplessità, sottolineando come l’anticipo pensionistico non dovrebbe essere finanziato con risorse maturate dai lavoratori stessi, ma garantito da un sistema previdenziale equo e sostenibile. Anche alcune forze politiche hanno sollevato dubbi sulla reale efficacia dell’intervento, evidenziando il rischio che la misura finisca per avvantaggiare solo determinate categorie.
L’iniziativa si colloca comunque all’interno di un quadro più ampio di riforme allo studio, mirate a correggere le rigidità introdotte dalla Legge Fornero e a introdurre nuove forme di flessibilità in uscita. Già in passato sono state sperimentate soluzioni temporanee, come Quota 100 e Quota 102, che hanno però avuto costi significativi per le casse dello Stato e limitata durata nel tempo.
Il dibattito sulla riforma delle pensioni è quindi destinato a rimanere centrale nelle prossime settimane, con la necessità di trovare un equilibrio tra sostenibilità finanziaria e tutela dei lavoratori. La proposta di Claudio Durigon rappresenta al momento uno dei punti più controversi, perché apre scenari inediti sull’utilizzo del Tfr e sui sacrifici richiesti ai lavoratori in cambio di un’uscita anticipata.
Il governo dovrà ora valutare la praticabilità della misura, tenendo conto delle compatibilità di bilancio e del confronto con le parti sociali. Il tema, già al centro delle discussioni politiche ed economiche, sarà uno degli elementi chiave della prossima legge di Bilancio, e non mancherà di alimentare il confronto tra maggioranza e opposizione.



Add comment