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Lorenzo Vitali massacra la nonna a martellate e fugge in metro: anni di maltrattamenti la sua assurda giustificazione, orrore vicino Roma



Nella mattinata di ieri, Lorenzo Vitali, un uomo di 30 anni, ha commesso un omicidio nella sua abitazione ad Acilia, un quartiere nell’entroterra di Ostia. Dopo aver aperto la porta di casa con le chiavi, si è trovato faccia a faccia con la nonna, Gabriella Armari, classe 1945. Nonostante fosse presto, l’aria era ancora impregnata del vago odore della notte trascorsa e in cucina il caffè stava già bollendo sui fornelli. In pochi istanti, la situazione è degenerata: Vitali ha afferrato un martello e colpito a morte l’anziana, infliggendole ferite multiple su tutto il corpo, inclusa la testa e il viso. L’omicidio, secondo gli investigatori, non è stato un atto impulsivo, ma piuttosto un’aggressione premeditata.



Dopo aver ucciso la nonna, Vitali si è diretto verso la camera da letto della madre, già uscita per il suo turno di lavoro in ospedale. Qui ha tentato di aggredire il compagno della madre, che fortunatamente è riuscito a fuggire e a chiedere aiuto in un bar vicino. A piedi nudi, ha raggiunto il locale, dove ha ricevuto assistenza.

Dopo l’arresto, Lorenzo Vitali ha rilasciato una breve confessione: “Mi dispiace ma per anni mi hanno maltrattato”. Durante l’interrogatorio, si è mostrato calmo, ma i suoi comportamenti hanno rivelato evidenti problemi emotivi e disturbi comportamentali, sebbene non sia mai stata redatta una diagnosi psichiatrica. Questo contesto familiare di “disagio” potrebbe aver influenzato il suo comportamento, ma il movente rimane da chiarire.

La polizia ha risolto il caso in poche ore. Dopo aver commesso il delitto, Vitali ha abbandonato il martello, che è stato successivamente ritrovato dagli agenti. Ha preso un treno per Roma, ma è stato geolocalizzato tramite il cellulare dagli investigatori, che nel frattempo erano stati allertati dall’omicidio. Una volta arrivato alla fermata della metro San Paolo, ha contattato il numero di emergenza 112 per costituirsi: “Venitemi a prendere”, ha detto. Gli agenti delle Volanti sono intervenuti e Vitali non ha opposto resistenza, ammettendo di aver ucciso la nonna e di aver aggredito il compagno della madre.

Durante l’interrogatorio, ha raccontato di aver vissuto abusi e maltrattamenti in famiglia fin da bambino, quando il padre biologico era ancora presente. Tuttavia, le sue affermazioni non sono supportate da prove concrete: non ci sono denunce o interventi da parte dei servizi sociali che possano confermare la sua versione dei fatti. La vita di Vitali è stata segnata dall’ombra e dall’indifferenza, caratterizzata da un odio crescente.

Senza un’occupazione stabile, Vitali aveva una segnalazione alla Prefettura per possesso di hashish nel 2012 e recenti viaggi in Svizzera, da dove era tornato solo due giorni prima del delitto. Aveva ancora le chiavi di casa e, con quelle, ha firmato la mattanza. Durante l’interrogatorio, ha menzionato di avere una figlia e una compagna in Svizzera, conosciuta tramite social e videogiochi. La donna sarà ascoltata nei prossimi giorni, così come la madre, che ha trovato la scena del crimine al suo ritorno dal lavoro.

Quando la madre di Vitali è tornata a casa, ha trovato numerosi agenti di polizia e personale della Scientifica che stavano svolgendo il sopralluogo. Sotto shock, ha avuto un mancamento e ha dovuto ricevere assistenza. Anche lei sarà interrogata per cercare di chiarire le dinamiche dietro l’omicidio e il tentato omicidio.

Un vicino ha raccontato di aver sentito urla e trambusto, ma ha affermato che non c’erano mai stati litigi che avessero attirato la sua attenzione. I titolari del bar, che hanno soccorso il compagno della madre di Vitali, hanno descritto l’uomo come “una maschera di sangue”. Quest’ultimo, colpito al volto e con una ferita alla tempia, è stato ricoverato all’ospedale Sandro Grassi di Ostia, dove le sue condizioni sono stabili. Ha raccontato ai medici di come Vitali sia entrato “come una furia”.



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