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Luca Barbareschi: “Ho privato della mia eredità i miei sei figli, affinché siano stimolati a lavorare.”



Luca Barbareschi, attore, produttore e regista, oggi 67enne, ha ripercorso in una lunga intervista alcuni dei momenti più significativi e controversi della sua vita. Protagonista recente del film The Penitent, presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, ha parlato senza filtri del proprio percorso personale e professionale, mostrando le contraddizioni che lo hanno reso una figura spesso discussa.



L’artista ha confessato di vivere quotidianamente la solitudine e di convivere con un senso di infelicità costante: “La solitudine la vivo ogni giorno, è inevitabile, sono sempre infelice e disperato”. Nonostante questo, ha sottolineato di non avere mai rimpianti: “Non mi pento mai di nulla, sono responsabile delle mie azioni. Certo ho commesso tanti errori, come aver fatto soffrire le mie tre figlie ancora piccole, con la separazione dalla madre. Resta il rimorso, però non tornerei mai indietro”.

Nel suo racconto non mancano riferimenti agli amori che hanno segnato la sua esistenza. L’attore ha ricordato la decisione di lasciare la famiglia per Lucrezia Lante Della Rovere, scelta che lo portò a soffrire profondamente quando la relazione si concluse: “Per Lucrezia ho abbandonato la famiglia. Quando poi lei mi ha lasciato credevo di morire dal dolore. Invece con mia moglie Elena sono rinato, mi sono innamorato di nuovo e ho avuto altri due bambini”. Oggi, ha aggiunto, si fida soltanto della sua veggente di Torino.

Il legame con i genitori ha avuto un ruolo centrale nella sua formazione. Da bambino dovette affrontare l’abbandono della madre, che si innamorò di un altro uomo e si trasferì con la sorella: “Si era innamorata di un altro e prese con sé mia sorella. Spiritosa però, mi regalò Cent’anni di solitudine. Da allora in ogni libro cerco di capire cosa le sia passato per la testa per mollarmi così”. Questo evento, ha spiegato, rappresentò il trauma più difficile della sua vita: “Un dolore spaventoso”.

Il padre, ingegnere per la Edison e spesso assente per lavoro in Medio Oriente, non fu una presenza stabile. L’attore ha ricordato il clima familiare della sua infanzia, trascorsa tra zie nubili e una governante sarda di nome Gina, che lo accompagnava al cinema. Con il padre, invece, i rapporti furono burrascosi: arrivarono persino a non parlarsi per cinque anni, dopo una lite violenta in cui entrambi si augurarono la morte. Quando firmò il primo contratto importante con Silvio Berlusconi, da due miliardi di lire, il genitore reagì con freddezza: “Bene. E poi?”. Col tempo, Barbareschi ha compreso che il denaro non rappresentava un metro di paragone valido.

Oggi, da padre di sei figli, ha scelto di assumere un atteggiamento che definisce da “burbero benefico”. Ha spiegato di aver preso decisioni non sempre condivise, come diseredarli tutti: “Così devono lavorare”. Una scelta che, ammette, potrebbe suscitare disaccordo nei diretti interessati: “Non è un mio problema. Lo faccio per il loro bene. Se volevo essere popolare andavo al Grande Fratello”.

Tra i capitoli più intensi della sua vita, Barbareschi ha ricordato l’amore con Lucrezia Lante Della Rovere, definito un legame totalizzante: “È stato un grande amore, ci desideravamo pazzamente. Quando se n’è andata mi è crollato tutto addosso. Per lei avevo lasciato mia moglie incinta della terza figlia. Ho fatto tanto casino per ritrovarmi ancora da solo”. Dopo sette anni di relazione, fu lei a porre fine alla storia con parole dure: “Mi disse: ‘La mia soglia del dolore è più bassa della tua, ciao’. Stare con me era come salire sull’ottovolante”.

Accanto ai ricordi sentimentali, ha sottolineato il suo approccio severo anche in ambito professionale, raccontando come fosse inflessibile persino con la compagna attrice: “Prima dello spettacolo le facevo ripetere la parte con una matita in bocca per la dizione”.

Il percorso di Luca Barbareschi resta segnato da trionfi e cadute, scelte dolorose e ripartenze, ma anche dalla capacità di affrontare la vita senza celare le proprie contraddizioni. Come lui stesso ha concluso: “Tutto ciò che ho fatto è stato con adulti consenzienti, culturalmente, sessualmente, professionalmente. Ci sono stati trionfi e disastri. Ormai mi fido soltanto della mia veggente di Torino”.



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