Il governo italiano, guidato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha confermato la sua posizione riguardo al riconoscimento dello Stato di Palestina, rimanendo fermo nel rifiuto di procedere con tale atto. Mentre in molte nazioni si stanno compiendo passi significativi per sostenere i diritti palestinesi, l’Italia si prepara a presentare all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York la sua posizione consolidata. Meloni ha dichiarato che l’Italia è favorevole alla soluzione “due popoli, due Stati”, ma ritiene prematuro il riconoscimento dello Stato palestinese prima dell’inizio di un processo diplomatico concreto.
La premier ha ripetutamente espresso il suo supporto per la creazione di uno Stato palestinese, ma ha avvertito che il riconoscimento in assenza di progressi diplomatici sarebbe “controproducente”. Questa linea di condotta del governo italiano ha un’importante valenza simbolica e politica, evidenziando l’isolamento crescente di Israele nel contesto internazionale, mentre il governo di Benjamin Netanyahu si aggrappa al sostegno degli Stati Uniti. Nonostante la sua posizione, l’Italia continua a mantenere relazioni con le autorità palestinesi attraverso il Consolato Generale a Gerusalemme, che si occupa di gestire i rapporti politici, economici e culturali.
Il riconoscimento di un nuovo Stato implica l’instaurazione di relazioni diplomatiche formali, inclusa l’apertura di ambasciate e consolati, e il conseguente invio di personale diplomatico. In linea generale, tale scambio avviene quando due Paesi si riconoscono reciprocamente, sebbene ci siano delle eccezioni. Anche se l’Italia non riconosce ufficialmente la Palestina, ha stabilito rapporti con le autorità palestinesi, simili a quelli degli Stati Uniti, che in passato hanno mantenuto un Ufficio per gli Affari Palestinesi all’interno della loro ambasciata a Tel Aviv, chiuso durante l’amministrazione Trump.
Attualmente, il numero di Paesi membri delle Nazioni Unite che riconoscono la Palestina è salito a 151 su 193. Le nazioni che hanno recentemente deciso di compiere questo passo, un atto sia simbolico che politico, si troveranno a interagire con l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), che svolge funzioni di autogoverno su gran parte della Cisgiordania e formalmente sulla Striscia di Gaza. Tuttavia, quest’ultima è sotto il controllo del movimento islamista Hamas dal giugno 2007.
A New York, durante l’Assemblea Generale, sono attesi dieci Paesi che annunceranno ufficialmente il riconoscimento dello Stato di Palestina. Tra questi, Francia, Belgio, Lussemburgo, San Marino e Malta si uniscono a Regno Unito, Canada, Australia e Portogallo, seguendo l’esempio di Spagna, Norvegia, Irlanda e Slovenia. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha affermato: “Riconoscere oggi lo Stato di Palestina è l’unico modo di fornire una soluzione politica ad una situazione che deve finire”.
D’altra parte, Netanyahu ha ribadito la sua posizione, dichiarando che “non ci sarà nessuno Stato palestinese” e ha sottolineato l’intenzione di continuare le operazioni a Gaza fino al raggiungimento degli obiettivi militari prefissati. In Africa, 52 dei 54 Paesi hanno già riconosciuto la Palestina, un processo avviato prima dell’intensificarsi dei bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza e dell’espansione delle colonie in Cisgiordania.
L’Italia non è isolata in Europa; mentre nazioni come Irlanda, Spagna, Norvegia e Slovenia hanno annunciato il riconoscimento della Palestina nel 2024, il governo di Meloni e quello tedesco non intendono seguire questa strada. È importante notare che il riconoscimento non altera lo status di osservatore della Palestina presso le Nazioni Unite, la cui piena adesione è stata bloccata dagli Stati Uniti.
Il 12 settembre, l’Italia ha votato a favore di una risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU, che ha ottenuto 142 voti favorevoli (con 10 contrari, tra cui Israele e Stati Uniti). Questa risoluzione mira a rilanciare la soluzione dei due Stati, chiedendo che il territorio palestinese sia governato dall’Autorità Nazionale con un comitato amministrativo transitorio da istituire immediatamente dopo un cessate il fuoco. Nel documento si richiede di giungere “il più in fretta possibile” alla costituzione di uno Stato palestinese, escludendo Hamas da qualsiasi ruolo di potere nella Striscia di Gaza.
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Monica



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