Nonostante i tentativi disperati dei medici, Diana Canevarolo è deceduta sabato sera nel reparto di rianimazione dell’ospedale San Bortolo di Vicenza. La donna di 49 anni, originaria di Vo’ in provincia di Padova ma residente da tempo nel Vicentino, era stata rinvenuta giovedì mattina presto in una vasta pozza di sangue nel cortile della sua abitazione in via Zara 16 a Torri di Quartesolo. Il grave trauma cranico alla zona occipitale sinistra, con una profonda lacerazione, aveva compromesso irrimediabilmente le sue funzioni vitali.
I sanitari hanno seguito la procedura standard per l’accertamento della morte cerebrale, osservando i parametri neurologici per almeno sei ore consecutive prima di constatare la cessazione irreversibile di ogni attività encefalica. Fin dal primo momento, le condizioni di Diana Canevarolo apparivano critiche: arrivata in arresto cardiaco, era stata rianimata sul posto con il defibrillatore e trasferita d’urgenza al nosocomio berico, ma il peggioramento progressivo non ha lasciato scampo.
Il dramma si è consumato intorno alle 5.30 di giovedì, quando una chiamata al 118 ha segnalato una persona a terra priva di sensi. A scoprire la scena è stato il compagno Vincenzo Arena, 62 anni, figura nota nella comunità locale per il suo impegno sportivo, che si era alzato presto per recarsi all’acciaieria dove lavora. L’uomo ha svegliato il figlio 19enne, studente all’istituto alberghiero di Vicenza, e insieme hanno allertato i soccorsi. Diana Canevarolo giaceva immobile sull’asfalto antistante un garage, con evidenti segni di ipotermia – probabilmente era lì da ore – e ampie macchie ematiche intorno. L’automedica e l’ambulanza del Suem 118, supportate dai volontari della Croce Bianca, sono intervenute tempestivamente, stabilizzandola prima del trasporto.
A insospettire gli operatori sanitari è stata subito la natura del trauma cranico: medici del San Bortolo hanno segnalato alla Questura di Vicenza anomalie che non sembravano riconducibili a un semplice malore. La Squadra Mobile, coordinata dal vicequestore Lorenzo Ortensi, e la Scientifica hanno avviato indagini immediate, sequestrando l’appartamento al primo piano – abitato dalla famiglia – il garage e i cellulari della vittima. Un nuovo sopralluogo è stato effettuato sabato, con particolare attenzione al cortile in cemento privo di muretti o sporgenze, dove la donna è stata trovata a diversi metri dalla finestra sottostante.
Il fascicolo è stato aperto dalla pm Camilla Menegoni senza ipotesi di reato specifiche, valutando sia un possibile incidente domestico – come una caduta dalla finestra o dal tetto – sia un’aggressione con oggetto contundente. La ferita occipitale appare più compatibile con un impatto violento che con un semplice scivolone sul porfido, ma mani e braccia non presentano lesioni da difesa o attutimento. Il procuratore capo Lino Giorgio Bruno ha precisato: Non ci sono novità che possano farci ancora propendere per il trauma come conseguenza di azione violenta da parte di qualcuno o di una caduta accidentale. Sono in corso analisi sulle condizioni psicofisiche di Diana Canevarolo quella notte e verifiche su telecamere private della zona, una delle quali potrebbe essere decisiva. Investigatori hanno raccolto testimonianze di vicini – nessuno ha udito rumori sospetti – e si sono trattenuti a lungo in un’abitazione dirimpetto.
Diana Canevarolo lavorava come addetta alle pulizie per un’azienda locale e manteneva legami affettivi con Vo’, dove amici seguivano con apprensione la vicenda. La comunità di Torri di Quartesolo, paese di circa 8.000 abitanti noto per l’industria metalmeccanica, è sotto choc. È stata già disposta l’autopsia, che chiarirà la dinamica esatta: i risultati sono attesi nei prossimi giorni e potrebbero orientare le indagini. Intanto, il compagno e il figlio sono stati ascoltati come persone informate sui fatti, insieme al medico del 118 intervenuto per primo.



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