​​


Naceur è deceduto a causa del caldo mentre raccoglieva angurie per un centesimo: moglie e figlie hanno ricevuto un risarcimento



La famiglia di Messaoudi Naceur, il lavoratore agricolo morto il 19 luglio 2023 a causa del caldo estremo mentre raccoglieva angurie nelle campagne di Montalto di Castro, ha ottenuto un indennizzo economico dall’Inail. La moglie e le figlie dell’uomo riceveranno un vitalizio che consentirà loro di affrontare il futuro, nonostante la perdita del loro caro, deceduto in condizioni di sfruttamento e precarietà. Quel giorno, il termometro aveva raggiunto i 38 gradi e il bracciante, costretto a lavorare sotto il sole per un compenso irrisorio, è crollato a terra.



La tragedia ha messo in evidenza una situazione di grave sfruttamento lavorativo. Messaoudi Naceur, impiegato in nero e sottoposto a condizioni lavorative disumane, era vittima di caporalato. I titolari dell’azienda agricola per cui lavorava, padre e figlio, sono accusati di omicidio colposo e caporalato. Secondo le indagini, il datore di lavoro, definito dai braccianti come “il padrone”, avrebbe abbandonato Naceur in ospedale, negando di conoscerlo e di averlo assunto. Un tentativo di eludere le responsabilità che si è concluso con l’arresto dei due uomini da parte dei carabinieri. Il processo per omicidio è ancora in corso.

La vicenda ha suscitato indignazione nell’opinione pubblica e acceso i riflettori sulle condizioni dei lavoratori agricoli impiegati in nero. Tuttavia, anche dopo che l’attenzione mediatica si è affievolita, la Cgil di Civitavecchia Roma Nord Viterbo ha continuato a seguire la vicenda. Grazie al lavoro congiunto della Cgil e del patronato Inca, dopo due anni di impegno, è stato possibile ottenere il vitalizio per la famiglia del bracciante.

“Come sempre succede, anche quando si spengono i riflettori, la Cgil di Civitavecchia Roma Nord Viterbo ha preso in carico la pratica, e dopo due anni di lavoro insieme al patronato Inca è riuscita a far ottenere alla famiglia un vitalizio”, ha dichiarato Stefania Pomante, Segretaria generale della Cgil Alto Lazio. “Quella di Messaoudi Naceur è stata una tragedia terribile, ovviamente non ci devono essere morti sul lavoro: ma al di là del fatto che ha scandalizzato tutti e indignato l’opinione pubblica sul momento, noi non abbiamo archiviato. La Cgil ha tenuto fermo e seguito la pratica fino al riconoscimento del vitalizio. Se non l’avessimo seguita passo passo, oggi non si avrebbe nemmeno la possibilità di restituire a quella famiglia la condizione di andare avanti e, seppur nel dolore, ricostruirsi un futuro. Noi le persone non le abbandoniamo”.

La morte di Messaoudi Naceur è avvenuta in circostanze che hanno evidenziato una realtà drammatica: lo sfruttamento dei lavoratori agricoli in Italia. La sua storia rappresenta un caso emblematico delle difficoltà che molti braccianti affrontano quotidianamente, spesso costretti a lavorare senza tutele e in condizioni pericolose.

Il vitalizio riconosciuto alla famiglia costituisce un piccolo passo verso la giustizia sociale per chi ha perso un familiare in circostanze così tragiche. Tuttavia, rimane aperto il dibattito sulla necessità di intensificare i controlli nelle campagne italiane e garantire condizioni lavorative dignitose per tutti i lavoratori.

La vicenda giudiziaria dei titolari dell’azienda agricola prosegue, mentre la famiglia di Messaoudi Naceur cerca di ricostruire la propria vita dopo la perdita. La speranza è che questa tragedia possa contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla necessità di combattere lo sfruttamento nel settore agricolo e tutelare i diritti dei lavoratori più vulnerabili.



Add comment