Nicola Bonetti, studente di medicina ventiduenne di Ferrara, aveva iniziato la settimana nel migliore dei modi: un trenta e lode all’esame universitario, seguito da un rilassante fine settimana al mare nella casa di famiglia a Lido degli Estensi. La settimana si era conclusa con una piacevole serata romantica in spiaggia con la sua giovane fidanzata. Sembrava un momento ideale per Nicola, un ragazzo senza problemi, concentrato sul suo percorso di studi per realizzare il sogno di diventare medico. Tuttavia, quel sabato 28 giugno del 1980, la mano armata di un assassino ha spezzato per sempre quel sogno. Nicola è stato colpito da un proiettile a distanza ravvicinata mentre si trovava in auto con la ragazza nella pineta di Lido di Spina, frazione di Comacchio. A distanza di oltre quarant’anni da quel delitto, queste sono le uniche certezze attorno a uno dei cold cases più enigmatici d’Italia.
L’omicidio di Nicola Bonetti, infatti, rimane avvolto nel mistero: pochissimi indizi, nessun movente e gli unici indagati all’epoca dei fatti completamente scagionati prima ancora dell’inizio del processo. Di fronte a un quadro così desolante, la magistratura è stata costretta a chiudere definitivamente le indagini dieci anni dopo, archiviando il fascicolo presso il tribunale di Ferrara. Un luogo da cui non si è mai più mosso, nonostante le richieste di riapertura delle indagini da parte della famiglia dell’allora studente del terzo anno di medicina. I loro appelli pubblici a eventuali testimoni dei fatti sono sempre rimasti inascoltati e nessun nuovo elemento di indagine è mai emerso, decretando definitivamente il caso di Nicola Bonetti come un omicidio irrisolto.
Al momento dei fatti, le prime indagini si basarono sulle deposizioni dell’unica testimone oculare, la fidanzata diciottenne di Bonetti. La ragazza descrisse un evento simile a una rapina finita male, mentre si trovavano nell’automobile di Nicola, una Citroen Dyane bianca, in una zona isolata della spiaggia di Lido di Spina. Attorno alle 23 del 28 giugno, una persona si avvicinò alla vettura e esplose due colpi contro il ventiduenne prima di darsi alla fuga. Nicola Bonetti, ancora cosciente, fu soccorso da tre persone presenti in zona, allertate dalle urla della fidanzata, rimasta illesa e in stato di shock. Trasportato in ambulanza, il giovane morì durante il tragitto in ospedale, raggiunto da uno dei proiettili che aveva infranto il vetro per poi conficcarsi nella scapola sinistra, danneggiando organi vitali.
La ragazza ha sempre sostenuto di aver visto un uomo incappucciato che, con un’arma in pugno, aveva intimato al fidanzato di aprire la portiera. Nicola, in quei concitati momenti, avrebbe riacceso l’auto, inserendo la retromarcia per fuggire, una manovra interrotta dagli spari che lo uccisero. Una ricostruzione alla quale gli inquirenti non hanno dato pieno credito, arrivando a trascinare davanti al giudice per reticenza la giovane e i tre operai comacchiesi intervenuti, tutti poi scagionati. Allo stesso modo, è stato scagionato dopo l’arresto l’unico vero indagato del delitto, un commerciante ferrarese coinvolto per essere in possesso del tipo di pistola che sarebbe stata utilizzata per l’omicidio: una Walter Ppk, secondo le indagini e le perizie balistiche.
L’accusa ha sempre sostenuto l’ipotesi di un’esecuzione mirata e non di una rapina, un omicidio orchestrato da alcune persone che la vittima conosceva, ma non è mai stato individuato un movente certo. Il non luogo a procedere per gli imputati disposto dal giudice istruttore ha portato a ipotizzare altre piste, come un possibile scambio di persona, ma nessuna ha portato a una svolta. Il caso di Nicola Bonetti, ucciso in una serata di fine estate a Lido di Spina, è rimasto un mistero.
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