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Nicola Pietrangeli e quella frase commovente: “Ecco come vorrei morire”



Ogni notte, poco prima di chiudere occhio, mi segno. Vorrei spegnermi mentre dormo, come capita a tanti. Però ogni volta riapro i sensi al mattino: così raccontava Nicola Pietrangeli, morto oggi a 92 anni, parlando con Aldo Cazzullo su Il Corriere della Sera il 2 settembre 2023.



Quando gli era stato chiesto se avesse paura della morte, lui aveva risposto: “A volte penso di buttarmi dal sesto piano; ma se mi faccio male? Poi penso che vorrei essere cremato; ma se mi brucio?”.

In passato, tra le altre cose, aveva detto di essere stato vicino alla morte due volte. A Tunisi vivevamo vicino all’ingresso della medina. Caddero dei colpi, così ci spostammo fuori città. Una sera, però, quegli aerei diretti su Biserta scaricarono bombe proprio sul nostro piccolo tetto; la casa crollò ma sopravvissero grazie allo spazio nascosto che il padre aveva fatto costruire dentro il muro. Un’altra volta ancora, mamma e papà – volendo stare da soli – mi spedirono a zonzo per i campi. Girovagavo tra rottami d’acciaio e oggetti esplosi, senza capire cosa fosse rimasto dopo lo scontro. Non avevo visto il cartello: zona con mine. Chissà se c’è un dio; però qualcuno che mi protegge eccome.

A una domanda sui tennisti italiani, invece, aveva detto: “Musetti non è il più forte ma è quello che gioca meglio. Sinner ha tutte le qualità per vincere a lungo. Berrettini tornerà, ma ha lo stesso problema di Panatta: gambette che non reggono un busto così forte”. Proprio a proposito di Panatta, aveva detto di considerarlo come “il fratello più piccolo che non avevo mai avuto. Per questo nel 1978 ho sofferto così tanto per il suo tradimento”. E su quest’accusa di tradimento aveva spiegato: “Nel 1975 in Davis erano usciti al primo turno. Con me capitano vinsero nel 1976, prima e unica volta nella storia, e arrivarono in finale nel 1977. Poi ci fu il processo staliniano”.

E ancora: “Mi convocano al Jolly Hotel di Firenze. Un plotone d’esecuzione: il presidente federale Galgani, Belardinelli, Panatta, Bertolucci, Barazzutti, Zugarelli. Tutti zitti. ‘Allora, che c’è?’. Comincia Bertolucci: Nicola, noi non proviamo più per te quello che provavamo prima… Io mi alzo, dico ‘andate tutti affalo’, e me ne vado”.
Mentre una volta gli domandarono di scegliere fra Federer, Nadal e Djokovic, Pietrangeli rispose così: “Roger non lo nomino mai stando seduto. Su terra rossa, Rafa batte tutti quanti: a Montecarlo vincono la festa chi arriva a tre trionfi, tipo Borg, Nastase, me stesso oppure lui… però Nadal li supera con undici titoli.”.
Tra i tre, Novak è quello più tosto, un vero lupo della Serbia; però quando ha perso a Wimbledon con Alcaraz, ho fatto il tifo per lui. Alcaraz è pazzesco, d’accordo, soltanto che non è ancora così sopra.
Sul suo privato, negò di aver frequentato 1.400 ragazze, una cifra che qualcuno gli aveva appiccicato addosso.
“Esagerati. Persino Califano si è fermato a mille… Mai tenuto contabilità: sarebbe stato orribile, e pure noioso. Ho avuto quattro grandi amori; e ogni volta è stata lei a lasciarmi”. Dunque, aveva spiegato: “Mia moglie Susanna, dopo tre figli, mi abbandonò per un altro. Lorenza perché non volevo sposarla. Paola, l’ultima, dato che non avevo voglia di stare insieme. Riguardo a Licia Colò, invece: “Non ho mai afferrado il motivo”.



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