Un ritorno storico carico di emozione e autocritica. Gianfranco Fini, figura simbolo della destra italiana, ha fatto il suo ingresso alla festa di Atreju dopo 17 anni di assenza, in un clima di caloroso benvenuto orchestrato da Fratelli d’Italia. Il momento più significativo è stato un pubblico mea culpa: «Il mio errore è stato chiedere e ottenere lo scioglimento di Alleanza Nazionale», ha dichiarato sul palco, riconoscendo come quel movimento fosse basato su un «senso comunitario» che solo oggi, a suo dire, è stato ricostruito dal partito di Giorgia Meloni.
Il contesto è stato un faccia a faccia con Francesco Rutelli, rivale di 32 anni fa nella sfida per il Campidoglio, definito scherzosamente dallo stesso Rutelli un “pretesto” per il suo ritorno. Ma per Fini è stato molto di più: un vero ritorno alle origini, sottolineato dall’abbraccio di Arianna Meloni e dagli applausi di una platea di giovani che in molti lo vedevano per la prima volta dal vivo.
Il nucleo della sua riflessione politica è stato chiaro. Pur dichiarandosi pentito solo di aver creato le condizioni per trovarsi «incompatibile con il Pdl» dopo lo strappo da Silvio Berlusconi, Fini ha ribadito la sua appartenenza: «Mi riconosco nel centrodestra di oggi». Ha elogiato Meloni, affermando di rispettare il suo lavoro in un momento di grandi cambiamenti globali, e ha specificato: «L’ho votata anche se non condivido tutto al 100%». Un sostegno, ha tenuto a precisare, non interessato: «Giorgia e Arianna sanno che non chiedo e non ho chiesto nulla».
Il suo intervento ha toccato anche temi di politica internazionale, con una ferma difesa dell’Ucraina, definita una lotta «per la libertà e l’indipendenza contro un gigante», e un appello alla coesione occidentale. Allo stesso tempo, ha lanciato un monito al centrosinistra, auspicando «aree di convergenza» e mettendo in guardia da quei «cattivi maestri» le cui parole «generano frutti avvelenati».
L’atmosfera dell’evento è stata descritta come un tuffo nel passato che si fa presente. Accompagnato dalla prima moglie Daniela e dalla figlia Giuliana, Fini è stato accolto da vecchi collaboratori come il deputato Luca Sbardella («Bentornato a casa dopo 17 anni») e da tutta la dirigenza di FdI. Un momento di chiusura di un cerchio per un leader che nel 2008, proprio ad Atreju, aveva parlato di valori antifascisti attirandosi le critiche di una parte della destra, e che due anni dopo era stato fischiato in contumacia.
Il suo messaggio sembra voler superare le vecchie divisioni, riconoscendo in Fratelli d’Italia l’erede di quella comunità politica che lui stesso contribuì a disperdere. La sua presenza non è una semplice comparsata, ma un simbolico riallineamento con il principale partito di governo, suggellato dall’affetto di Arianna Meloni e dal plauso di una base che ha dimostrato, con applausi e non fischi, di aver accettato il suo pentimento pubblico e il suo ritorno nel perimetro della destra italiana. Un ritorno che fa già discutere e che riapre, inevitabilmente, il dibattito sul suo ruolo futuro nello scacchiere politico nazionale.



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