Un attacco nella notte del 22 agosto ha colpito l’oleodotto Druzhba, infrastruttura strategica che trasporta petrolio dalla Russia all’Ungheria, provocando l’interruzione delle forniture al Paese. A denunciarlo è stato il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó, che in un messaggio su X ha definito l’episodio un colpo diretto alla sicurezza energetica nazionale.
Si tratta del terzo episodio in poche settimane contro il cosiddetto “oleodotto dell’Amicizia”. Secondo le autorità ungheresi, gli attacchi hanno come obiettivo quello di destabilizzare il Paese e costringerlo a un coinvolgimento più diretto nel conflitto in corso. “È un chiaro attacco alla nostra sicurezza energetica e un altro tentativo di trascinarci in guerra. Non riuscirà! Siamo per la pace e per i nostri interessi nazionali”, ha dichiarato Szijjártó.
La responsabilità dell’operazione è stata rivendicata da Robert Brovdi, comandante delle Forze dei sistemi senza pilota di Kiev, noto con il nome di battaglia Magyar. Attraverso un messaggio su Telegram, Brovdi ha riferito che l’azione è stata condotta dal 14° reggimento Sbs con l’impiego di droni kamikaze. L’obiettivo, ha spiegato, era la stazione di pompaggio di Unecha, nella regione russa di Bryansk, considerata un nodo strategico dell’intera rete del Druzhba.
attacco ucraino all’oleodotto Druzhba, interrotte le forniture di petrolio in Ungheria.
Secondo gli accordi di difesa della UE , quest’ ultima dovrebbe intervenire in difesa degli ungheresi.
Ovviamente non sarà così a testimonianza del fatto che la UE è solo mafia allo stato puro pic.twitter.com/RibmgKLTAr— свет (@vadim07751823) August 22, 2025
La struttura è di proprietà della compagnia Transnefteproduct e svolge un ruolo chiave nel rifornimento del complesso militare-industriale russo. L’annuncio del comandante si è concluso con lo slogan ungherese “Ruszkik haza!” (“Russi, tornate a casa!”), a conferma del carattere politico e simbolico dell’attacco.
L’episodio ha accentuato ulteriormente le tensioni tra Budapest e Kiev, già elevate nelle ultime settimane. Dopo il recente vertice alla Casa Bianca, al quale hanno partecipato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, i principali leader europei e il segretario generale della Nato Mark Rutte, la diplomazia internazionale si è concentrata sulle prospettive di un possibile negoziato di pace.
Il presidente americano Donald Trump ha contattato direttamente il premier ungherese Viktor Orbán per chiedere il suo sostegno all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, ritenuto un passo utile a bilanciare il veto russo rispetto all’adesione di Kiev al Patto Atlantico. Tuttavia, il governo ungherese ha ribadito la propria contrarietà a questa ipotesi, complicando ulteriormente le trattative.
La posizione di Budapest è chiara: mantenere una linea di neutralità attiva, difendendo la sicurezza energetica nazionale senza essere trascinata in un conflitto diretto. L’attacco alla stazione di Unecha, però, ha riacceso il dibattito interno e alimentato le preoccupazioni circa il rischio di un’escalation.
Le autorità ungheresi hanno definito l’interruzione delle forniture un fatto grave, sottolineando come il Paese resti fortemente dipendente dal petrolio che transita attraverso il Druzhba. Il governo ha assicurato di stare valutando contromisure per garantire la continuità energetica, pur ribadendo la volontà di non farsi coinvolgere militarmente.
Da parte ucraina, invece, l’operazione è stata presentata come parte di una più ampia strategia volta a colpire le infrastrutture logistiche della Russia. Secondo Brovdi, il Druzhba non rappresenta solo una risorsa energetica ma anche un supporto diretto all’apparato bellico di Mosca.
L’attacco si inserisce in un contesto già caratterizzato da frizioni politiche tra i governi di Orbán e Zelensky, con l’Ungheria che da tempo mantiene una posizione critica rispetto al sostegno militare europeo a Kiev e continua a opporsi a un suo ingresso accelerato nelle istituzioni comunitarie.
La nuova interruzione delle forniture petrolifere, quindi, non solo mette alla prova la resilienza energetica ungherese, ma rischia di diventare un ulteriore punto di scontro diplomatico all’interno dell’Unione europea, già divisa sulle modalità di sostegno all’Ucraina e sulle relazioni con la Russia.



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