La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, si è trovata in una situazione inusuale, costretta a riconoscere i meriti di Donald Trump per il recente accordo di pace tra Israele e Palestina. Questo accordo, il primo significativo da decenni, ha suscitato reazioni contrastanti nel panorama politico europeo, dove il tycoon statunitense è stato a lungo visto come una minaccia per la democrazia.
In un’intervista trasmessa dal Tg1, Schlein ha dichiarato: “Anche noi accogliamo con grande sollievo l’accordo sulla tregua che è stato siglato. Sappiamo che il cammino per la pace è ancora lungo, ma questo è un accordo decisivo con il cessate il fuoco permanente e il rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas e il ritiro dell’esercito israeliano, per cui vanno ringraziati gli sforzi degli Stati Uniti, del Qatar, dell’Egitto e della Turchia e dei mediatori che hanno lavorato a quest’accordo.” Un riconoscimento che, per molti, è sorprendente, considerando la storica avversione della sinistra europea nei confronti di Trump.
Tuttavia, Schlein non si è limitata a una semplice espressione di gratitudine. Ha subito aggiunto che ora è fondamentale che l’Europa riprenda un ruolo attivo nella ricostruzione di Gaza e nell’assistenza alla popolazione palestinese. “Ora l’Europa deve recuperare il suo ruolo nella ricostruzione necessaria di Gaza e nell’assicurare da subito ogni supporto a una popolazione palestinese che è stata martoriata da crimini che sono andati avanti per anni, per decenni. È chiaro che adesso bisogna far accedere a tutti gli aiuti necessari, serve che tutti rispettino l’accordo e che si prosegua con i passi indispensabili per garantire una soluzione politica duratura, con due popoli e due Stati, con il riconoscimento dello Stato di Palestina e con la fine delle occupazioni illegali in Cisgiordania.”
La segretaria ha quindi spostato l’attenzione su questioni più ampie, come la necessità di una soluzione a lungo termine che coinvolga la creazione di due Stati. Ha dichiarato che, pur essendo un passo importante, l’accordo di tregua rappresenta solo l’inizio di un percorso complesso. “Questa è per noi l’unica via che possa consolidare questo importante passo per una pace giusta e duratura per il Medio Oriente.”
Nonostante il clima di ottimismo, alcuni osservatori hanno messo in guardia contro il rischio che nuove condizioni possano compromettere l’accordo appena raggiunto. La richiesta di ulteriori passi immediati potrebbe, secondo alcuni, mettere a repentaglio i progressi fatti. La rapidità con cui Schlein ha cercato di portare il discorso verso la “soluzione dei due Stati” è stata interpretata da alcuni come un tentativo di non lasciare spazio a interpretazioni favorevoli a Trump.
In un contesto di alta tensione, il riconoscimento del ruolo degli Stati Uniti e di Trump nel processo di pace ha sollevato interrogativi su come la sinistra italiana e europea intenda affrontare questa nuova realtà. La posizione di Schlein sembra riflettere una strategia volta a mantenere il controllo della narrazione, evitando che il merito dell’accordo venga attribuito esclusivamente a chi è considerato un avversario politico.
Il dibattito su come procedere ora si fa sempre più acceso, con i leader politici che si preparano a discutere le implicazioni di questo accordo e le possibili conseguenze per la stabilità della regione. La reazione di Schlein e le sue affermazioni pongono interrogativi sul futuro del dialogo tra Israele e Palestina e sul ruolo che l’Europa può svolgere in questo contesto.



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