La situazione politica in Italia si fa sempre più tesa in seguito agli eventi recenti legati alla crisi in Gaza. Un gruppo di giuristi e avvocati ha avviato una raccolta firme per denunciare alla Corte penale internazionale la premier Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il ministro della Difesa Guido Crosetto e l’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, accusati di “complicità in crimini di guerra e contro l’umanità” in relazione agli eventi che si stanno verificando nella Striscia di Gaza. Questo documento è stato sottoscritto da figure pubbliche come Alessandro Di Battista, Luigi de Magistris, Tomaso Montanari, Laura Morante e Moni Ovadia.
L’iniziativa ha ricevuto anche il sostegno di Maurizio Landini, segretario della CGIL, il quale ha affermato: “Dal punto di vista politico, la responsabilità c’è tutta”. Secondo Landini, il governo italiano, non avendo preso una posizione chiara o intrapreso azioni per fermare le violenze, si renderebbe complice delle atrocità che si stanno verificando, non chiedendo il riconoscimento dello Stato di Palestina e mantenendo relazioni economiche con Israele.
Il clima di tensione è palpabile anche in Parlamento, dove il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha lanciato un allerta riguardo all’aumento degli atti di antisemitismo, con 733 segnalazioni, di cui 189 solo a Roma, dal 7 ottobre 2023. Le sue dichiarazioni hanno fatto eco alle affermazioni di Meloni, la quale ha sottolineato l’importanza di mantenere toni appropriati e di lavorare insieme per prevenire l’escalation di violenza.
In risposta alla crescente preoccupazione, l’autorità giudiziaria ha avviato un’indagine per accertare se ci sia stata una regia dietro ai disordini delle manifestazioni a sostegno della causa palestinese. Il governo sta valutando anche l’adozione di misure come la cauzione per gli organizzatori delle manifestazioni, come suggerito da Matteo Salvini.
Il dibattito si è acceso anche in Senato, dove il presidente del gruppo M5S, Stefano Patuanelli, ha chiesto alla premier di riferire sugli arresti di italiani in acque internazionali, in particolare riguardo all’operazione per fermare la nuova Flotilla, la Freedom. Durante il suo intervento, Patuanelli ha provocatoriamente chiesto se la premier fosse rimasta a Colle Oppio, venendo interrotto dai fischi dei colleghi.
In questo contesto, è stata formalizzata una richiesta, sottoscritta da M5S, PD e AVS, affinché Meloni affronti la questione degli attivisti arrestati in acque internazionali durante le manifestazioni di sostegno alla causa palestinese.
Il documento presentato alla Corte penale internazionale, elaborato dall’associazione di giuristi e avvocati per la Palestina, mira a ottenere l’applicazione del diritto internazionale e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese. Oltre alle firme di giuristi e politici, il documento conta anche su trentamila sottoscrizioni di cittadini comuni. La denuncia sarà inviata al procuratore della Corte penale internazionale, il quale avrà il compito di valutarne la fondatezza.
Luca Ciriani, ministro di Fratelli d’Italia, ha contestato la legittimità di questa iniziativa, definendola “un’enormità di chi pensa si faccia politica aizzando il fuoco”. Nella denuncia, i membri del governo sono accusati di omissioni riguardo alla cooperazione militare con Israele e all’autorizzazione delle forniture di armi. Inoltre, Cingolani è citato per il trasferimento di armamenti e per la realizzazione di progetti di cooperazione con Israele.
Le accuse si concentrano sulla mancata interruzione delle forniture militari e su scelte politiche e finanziarie, inclusa la decisione di interrompere i finanziamenti all’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso dei profughi palestinesi. La questione continua a sollevare dibattiti accesi e divisioni all’interno del panorama politico italiano, mentre la comunità internazionale osserva con attenzione gli sviluppi di questa delicata situazione.



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