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Portogruaro, rifiuta una consegna di 50 km per un panino: rider finisce sanzionato



Un episodio singolare ha avuto luogo a Venezia, dove un rider, incaricato di consegnare un ordine da Burger King presso il centro commerciale Adriatico 2 a una destinazione distante 25 chilometri, ha rifiutato a causa delle condizioni poco vantaggiose. Il tragitto, che prevedeva un totale di 50 chilometri tra andata e ritorno, avrebbe fruttato solo una manciata di euro, una cifra probabilmente inferiore al costo del prodotto trasportato. La decisione del lavoratore di non accettare l’incarico ha portato, secondo quanto riportato dai colleghi al Corriere della Sera, alla disattivazione del suo palmare aziendale Deliveroo, strumento indispensabile per ricevere ordini e continuare a lavorare. Questo gesto è stato interpretato come una misura punitiva nei confronti del fattorino.



L’accaduto ha scatenato una reazione immediata tra i colleghi del rider, che hanno deciso di organizzare uno sciopero spontaneo per protestare contro le condizioni lavorative e le presunte sanzioni punitive. Massimo Bastia, uno dei promotori della protesta, ha dichiarato: “Siamo stanchi di questo ricatto. Già a novembre avevamo denunciato problemi analoghi, tra cui stipendi insufficienti e disattivazioni punitive. Ora si è superato ogni limite. Non effettueremo più consegne per Burger King finché il responsabile del punto vendita non presenterà pubblicamente le sue scuse”.

Questo episodio riaccende i riflettori sulle difficili condizioni lavorative dei rider nel settore del food delivery, un settore che ha conosciuto una crescita esponenziale durante la pandemia ma che, secondo i sindacati, non ha fatto passi avanti significativi sul fronte dei diritti dei lavoratori. I rider lamentano da tempo compensi bassi, turni massacranti e l’assenza di tutele contrattuali adeguate. Le piattaforme di consegna a domicilio, come Deliveroo, Uber Eats e Glovo, basano il loro modello lavorativo su collaborazioni autonome, definendo i rider come liberi professionisti. Tuttavia, nella pratica, i fattorini dipendono dai tempi e dagli algoritmi imposti dalle piattaforme stesse.

Una delle principali critiche mosse dai sindacati riguarda proprio la mancanza di un contratto collettivo nazionale per i lavoratori delle piattaforme di delivery, ad eccezione di Just Eat. Nel 2021, Just Eat ha siglato un accordo con CGIL, CISL e UIL, riconoscendo i propri rider come dipendenti a tutti gli effetti. Questo contratto rappresenta un’eccezione nel panorama italiano ed europeo, poiché supera il modello del lavoro autonomo o “a cottimo”. Il caso di Just Eat dimostra che è possibile garantire maggiori tutele ai lavoratori del settore senza compromettere l’efficienza del servizio.

Tuttavia, per i rider che operano con Deliveroo e altre piattaforme simili, la situazione rimane critica. Nonostante siano formalmente considerati lavoratori autonomi, molti denunciano di essere sottoposti a condizioni di lavoro che li rendono di fatto dipendenti delle piattaforme, senza però godere dei diritti e delle garanzie tipiche di un contratto subordinato.

La protesta dei rider contro Deliveroo e Burger King si inserisce in un contesto più ampio di richieste per migliori condizioni lavorative nel settore del food delivery. I sindacati sottolineano che il boom delle consegne a domicilio durante la pandemia non si è tradotto in un miglioramento delle condizioni per i lavoratori: “Le richieste crescono, ma le garanzie restano al palo”, denunciano.



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