Restano alte le tensioni a Torino in seguito ai disordini verificatisi durante il corteo pro Palestina di venerdì scorso. Un gruppo di manifestanti, distaccatosi dal percorso principale, ha preso di mira la sede dell’azienda Leonardo in corso Francia, danneggiando numerose automobili dei dipendenti parcheggiate all’ingresso dello stabilimento. Ora i sindacati chiedono che sia la stessa azienda a farsi carico dei danni subiti dai lavoratori.
L’assalto, avvenuto in un contesto di protesta in gran parte pacifica, si è distinto per la violenza di un piccolo gruppo che ha lanciato oggetti contro l’ingresso della sede e ha provocato danni a diversi veicoli in sosta. Vetture con vetri infranti, carrozzerie ammaccate e scritte spray sono state trovate al termine della manifestazione. Le immagini circolate nei giorni successivi mostrano chiaramente le conseguenze dell’azione, che ha generato sconcerto tra i dipendenti e alimentato il dibattito pubblico.
La Fiom-Cgil si è immediatamente attivata per tutelare i lavoratori coinvolti. Il segretario generale della Fiom torinese, Edi Lazzi, ha dichiarato: “La Fiom-Cgil ha subito interloquito con l’azienda Leonardo chiedendo di farsi carico dei danni subiti dalle auto dei propri dipendenti e c’è stata un’apertura di massima. Ovviamente condanniamo il gesto compiuto da uno sparuto gruppo che ha danneggiato delle autovetture di lavoratori e lavoratrici che stavano svolgendo la loro attività all’interno dell’azienda”.
Anche Ugo Bolognesi, responsabile aerospazio della Fiom Cgil, ha voluto sottolineare come la condanna dei singoli episodi di violenza non debba oscurare il senso più ampio della mobilitazione: “Questo non toglie che manifestare e scioperare pacificamente – anche per scopi solidaristici – sia un atto di grandissima umanità, di partecipazione democratica, di attenzione alla realtà quotidiana e i pochissimi episodi di estremismo violento non possono e non devono svilirne l’importanza, tantomeno essere strumentalizzati negativamente per far tacere milioni di voci che si sono levate in questi giorni contro ciò che sta succedendo in Palestina. I cambiamenti, nella storia, quando ci sono stati, non si sono mai verificati dall’alto con atti governativi, ma si sono sempre generati dal basso, con le mobilitazioni. Il sindacato è per noi un soggetto di cambiamento, ecco perché continueremo a scioperare e mobilitarci, ogni qual volta ce ne sia la necessità”.
Secondo quanto emerso, Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo, avrebbe già espresso disponibilità a valutare un intervento economico per coprire i danni materiali subiti dalle auto. Resta ora da chiarire come l’azienda intenderà procedere: se attraverso un risarcimento diretto, un contributo forfettario o forme di copertura assicurativa per i propri dipendenti.
Nel frattempo, restano aperte diverse questioni. Innanzitutto quella della responsabilità: è ancora da stabilire se, in casi simili, l’azienda sia giuridicamente obbligata a farsi carico dei danni, oppure se il risarcimento avvenga per scelta volontaria, nel rispetto delle relazioni sindacali. Altro nodo è la gestione delle manifestazioni pubbliche: con cortei sempre più partecipati e complessi, aumenta il rischio che episodi marginali compromettano l’intera mobilitazione.
A Torino, negli ultimi giorni, si sono svolte diverse proteste a sostegno della Palestina, alcune delle quali molto partecipate. Tuttavia, come accaduto nel caso dello spezzone che ha colpito la sede Leonardo, l’emergere di gruppi non autorizzati o antagonisti ha alimentato le tensioni con le forze dell’ordine e con le aziende prese di mira.
Per ora, i sindacati mantengono una linea chiara: tutelare i lavoratori, condannare la violenza, ma al tempo stesso difendere il diritto alla manifestazione pacifica. La risposta dell’azienda nei prossimi giorni sarà determinante per capire se si potrà giungere a una risoluzione condivisa della vicenda, evitando che a pagare siano, ancora una volta, i lavoratori.



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