​​


Prova a violentare una suora, lei si rivolge alle consorelle che però la obbligano a tornare al lavoro.



Tentativo di violenza sessuale su una suora a Roma: denunciato il figlio della donna assistita



Una grave vicenda è emersa nella zona della Tuscolana a Roma, dove una religiosa ha rischiato di subire una violenza sessuale mentre prestava servizio come badante presso l’abitazione di un’anziana. Secondo quanto ricostruito, l’aggressione risale al 2020: la suora, originaria della Nigeria e da poco trasferitasi in Italia, si era affidata a una congregazione dei fratelli romani per iniziare una nuova vita e dedicarsi al lavoro di assistenza.

Il suo incarico consisteva nel prendersi cura a tempo pieno di una donna non più autosufficiente, occupandosi della preparazione dei pasti, della somministrazione dei farmaci e dell’assistenza quotidiana. La religiosa viveva nell’appartamento della signora, garantendo una presenza costante.

Una sera, però, il figlio dell’anziana avrebbe fatto irruzione nella stanza della suora completamente nudo, chiedendole di avere un rapporto sessuale. Spaventata, la religiosa è riuscita a scappare e a far ritorno alla sua congregazione nei Castelli Romani. Tuttavia, il supporto atteso dalle consorelle si sarebbe trasformato in ulteriore dolore: invece di sostenere la donna, le avrebbero chiesto di dimenticare l’accaduto e di riprendere servizio nello stesso luogo dove si era sfiorata la tragedia.

Sconvolta dalla mancanza di protezione e comprensione, la religiosa ha preso una decisione drastica: ha lasciato i voti e ha presentato denuncia, sia contro il figlio della donna che aveva tentato l’aggressione sia contro le ex consorelle che l’avevano invitata a tornare a lavorare nell’appartamento teatro dei fatti.

Secondo quanto riferito da “la Repubblica”, la denuncia nei confronti della congregazione è stata successivamente archiviata. Rimane invece attiva quella contro l’uomo, che ora rischia una condanna fino a sei mesi di reclusione.

L’episodio ha messo in luce la fragilità della posizione di alcune religiose che, lontane dal proprio Paese d’origine e senza una rete di protezione adeguata, possono ritrovarsi esposte a rischi gravissimi anche nell’ambito delle attività di assistenza domiciliare. In questo caso, nonostante il pericolo corso, la comunità religiosa a cui si era affidata avrebbe scelto di non denunciare quanto avvenuto e di minimizzare l’accaduto.

La religiosa, rientrata immediatamente nei Castelli Romani dopo l’aggressione, si era aspettata di trovare conforto e aiuto, ma si è trovata invece di fronte all’indifferenza e all’invito a rientrare nello stesso ambiente da cui era fuggita. Una scelta che l’ha profondamente segnata, spingendola ad abbandonare la vita consacrata e a intraprendere un percorso legale per ottenere giustizia.



Add comment