Il commissario europeo alla Difesa, il lituano Andrius Kubilius, lancia l’allarme: Mosca starebbe progettando un attacco per verificare la tenuta della Nato. Sul fronte italiano, il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio risponde con un editoriale critico contro la corsa al conflitto.
In un’intervista a Repubblica, il commissario europeo alla Difesa Kubilius ha avvertito che la Russia potrebbe “testare” l’articolo 5 della Nato entro tre o quattro anni. “Putin è il nemico pubblico numero uno dell’Ue – ha dichiarato –. I servizi di intelligence, compresi quelli tedeschi, sostengono che al Cremlino si stiano discutendo piani in questa direzione”.
Secondo Kubilius, l’ultimo episodio dei droni caduti in Polonia avrebbe avuto lo scopo di verificare la capacità di reazione dell’Alleanza Atlantica e dell’Unione Europea. “Se costruiremo molto rapidamente e aumenteremo le nostre capacità di difesa, saremo pronti a scoraggiare qualsiasi aggressione. Per questo motivo abbiamo approvato il meccanismo dei prestiti per 150 miliardi di euro, a cui l’Italia partecipa attivamente”, ha aggiunto.
L’editoriale di Travaglio
Sulle stesse pagine di attualità, oggi è arrivata la replica di Marco Travaglio, che nel suo editoriale intitolato “Cervelli in fuga” ha denunciato il rischio che l’Europa stia correndo verso un conflitto mondiale senza un reale dibattito.
Il direttore del Fatto Quotidiano ha paragonato l’attuale clima internazionale a quello che precedette le due guerre mondiali. “Nessuno ascolta né parla più con nessuno, la logica e il buonsenso sono aboliti”, ha scritto, criticando la tendenza a confondere interi popoli con i loro governi.
Travaglio ha citato il caso di Israele e Palestina, accusando il premier Benjamin Netanyahu di assimilare tutti i palestinesi a Hamas e osservando che, allo stesso modo, in Occidente si tende a colpire indiscriminatamente tutto ciò che proviene dalla Russia.
Il giornalista ha definito “lo sport più praticato in Occidente” quello di mettere a tacere chi non piace, sia con censure mediatiche, sia con misure repressive, fino ad arrivare – nei casi estremi – alla violenza armata.
Il caso dei droni in Polonia
Al centro del dibattito, l’episodio dei 19 droni caduti in Polonia. Secondo Kubilius, si tratterebbe di un segnale chiaro da parte di Mosca. Travaglio, invece, invita alla cautela: “Al momento nessuno sa nulla, a parte quelli che vogliono la guerra a ogni costo”.
Nell’editoriale, il direttore del Fatto si interroga su diverse ipotesi: un test russo alle difese Nato, un’azione di frange interne al potere russo per indebolire Putin, o persino un “false flag” orchestrato da Kiev o Varsavia per trascinare l’Europa nel conflitto.
“L’Europa prepara spensieratamente la Terza guerra mondiale (la prima dell’era atomica) per un pretesto mille volte più labile di quello che fece scoppiare la Prima”, scrive Travaglio, chiedendo un’inchiesta indipendente e trasparente.
Due visioni opposte
Da un lato, l’allarme di Kubilius che richiama la necessità di rafforzare rapidamente la difesa comune europea; dall’altro, la posizione di Travaglio, che mette in guardia contro il rischio di un’escalation costruita su pretesti fragili e manovre geopolitiche poco chiare.
La contrapposizione tra le due letture evidenzia il divario che attraversa oggi l’opinione pubblica europea: tra chi vede nella deterrenza militare l’unico strumento per contenere Mosca e chi teme che la corsa agli armamenti e la mancanza di trasparenza possano avvicinare l’Europa a un nuovo conflitto globale.



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