Nelle ultime settimane, l’Ucraina ha assistito a blitz dell’Ufficio statale per le indagini (SBI) contro due figure di rilievo: l’attivista anti-corruzione Vitaliy Shabunin, a casa sua a Kharkiv, e l’ex ministro delle infrastrutture Oleksandr Kubrakov, nel suo appartamento a Kiev . In entrambi i casi, secondo le autorità, le operazioni fanno parte di indagini anticorruzione: computer, telefoni e tablet sono stati sequestrati senza apparente mandato giudiziario o la possibilità per gli avvocati di assistere.
Secondo Shabunin, co‑fondatore del Centro d’Azione Anti‑Corruzione (AntAC), si tratterebbe di «un messaggio a due gruppi che potrebbero rappresentare una minaccia per lui… se posso perseguire Shabunin pubblicamente (…) allora posso perseguire chiunque di voi» . In particolare, Shabunin identifica come bersagli giornalisti, attivisti e militari, poiché le accuse mosse riguardano presunti abusi e frode legati al suo servizio militare.
“In Ucraina c’è un paese invasore che vuole condizionare quella democrazia”
Davide Faraone a #4disera pic.twitter.com/c6n1z5879k
— 4 di sera (@4disera) July 16, 2025
Daria Kaleniuk, direttrice esecutiva dell’AntAC, ha definito l’azione come pressione “coercitiva ed extragiudiziale”: «Non si trattava di giustizia. Si trattava di pressioni» .
Il caso di Kubrakov ruota invece attorno a un presunto scandalo da 350.000 dollari legato all’acquisto di fertilizzanti in Bielorussia. Kubrakov nega ogni coinvolgimento e sostiene di collaborare con gli inquirenti . Fonti a lui vicine descrivono il raid come una ritorsione legata all’inchiesta su un altro esponente vicino a Zelensky, il vice primo ministro Oleksiy Chernyshov .
Le azioni dell’SBI si inseriscono in un contesto più ampio di potere consolidato attorno a Zelensky e ai suoi collaboratori fedeli, con la nomina della sua vicepremier Yulia Svyrydenko a capo del governo e il respingimento della candidatura indipendente di Oleksandr Tsyvinsky alla guida del nuovo Bureau per la Sicurezza Economica .
Portavoce del governo hanno difeso le operazioni come basate su fatti concreti, sostenendo che i mandati esistono e sono validi. Tuttavia, numerosi commentatori, tra cui l’eurodeputata Oleksandra Ustinova, parlano di «scenario in puro stile russo» che potrebbe sul piano interno scatenare proteste di piazza ().
I principali media indipendenti, come “Ukrainian Truth” e “Kyiv Independent”, hanno duramente criticato l’agire del governo:
“Approfittando della guerra, Zelensky sta facendo i suoi primi, ma sicuri, passi verso un autoritarismo corrotto” .
“Un giro di vite sul più famoso crociato anti-corruzione del Paese non può avvenire senza almeno l’approvazione silenziosa del Presidente Zelenskyy” .
Tra gli oppositori più critici, anche il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, che ha denunciato come «con la scusa della guerra… le autorità perseguitano oppositori politici, governi locali, esperti, giornalisti e attivisti» .
Nonostante l’allarme di parte della società civile, la reazione della comunità internazionale è stata perlopiù misurata. Alcuni ambasciatori del G7 – pur consapevoli delle implicazioni politiche – hanno evitato posizioni ufficiali pubbliche per non indebolire l’Ucraina nel momento di crisi, come emerge anche dai commenti riservati raccolti dal Financial Times ().
Il momento per l’Ucraina è particolarmente delicato: mentre resiste all’intensificazione dell’offensiva russa, cerca aiuti militari e prepara un nuovo assetto istituzionale, la possibilità che strumenti per la lotta alla corruzione vengano usati per scopi politici fa temere un arretramento dai progressi democratici ottenuti dopo la rivoluzione del 2014 ().
A preoccupare observatori e partner occidentali è soprattutto il rischio di creare un sistema dove le garanzie giudiziarie si piegano a compromessi, appesantendo il sostegno politico ed economico a Kiev. Se anticorruzione diventa sinonimo di repressione, si rischia una crisi di fiducia nel progetto democratico ucraino, fino a mettere in discussione i fondamenti stessi dell’alleanza occidentale con Zelensky.
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