Una storia incredibile arriva da Taranto, dove un senzatetto di 59 anni, nel tentativo di accedere al Reddito di dignità regionale (RED), ha scoperto di essere, a sua insaputa, il rappresentante legale di una società milionaria. La vicenda, che ha portato all’apertura di un’indagine da parte della Procura e della Guardia di Finanza, vede ora tre imprenditori indagati per reati come truffa aggravata, sostituzione di persona e circonvenzione di incapace.
Il senzatetto, che viveva in condizioni di estrema povertà e si affidava alla Caritas per un pasto caldo e un letto per la notte, aveva presentato nel 2021 una richiesta per il Reddito di dignità, una misura regionale destinata a sostenere le persone indigenti.
La sua domanda, però, è stata respinta dagli uffici competenti per un motivo che ha lasciato tutti increduli: dai documenti risultava che l’uomo fosse il rappresentante legale di una società che aveva ricevuto finanziamenti pubblici per oltre 1,2 milioni di euro.
L’inizio delle indagini: come è stato possibile?
Sconvolto dalla scoperta, il 59enne ha deciso di denunciare quanto accaduto, dando così il via a un’inchiesta che ha richiesto lunghi e complessi accertamenti fiscali e documentali.
Secondo quanto ricostruito dalla Guardia di Finanza, uno degli imprenditori indagati avrebbe avvicinato l’uomo e lo avrebbe portato da un commercialista, convincendolo a firmare una serie di documenti. Quelle firme, però, lo avrebbero trasformato, senza che ne fosse consapevole, nell’amministratore di una società di costruzioni meccaniche.
Successivamente, gli indagati avrebbero utilizzato il nome del senzatetto per avviare le pratiche burocratiche necessarie a ottenere i finanziamenti pubblici.
Tre imprenditori nei guai: i reati contestati
Le indagini hanno portato all’identificazione di tre imprenditori, rispettivamente di 52, 39 e 74 anni, che ora devono rispondere di truffa aggravata, sostituzione di persona e circonvenzione di incapace.
Gli inquirenti ritengono che i tre abbiano approfittato della condizione di estrema vulnerabilità del senzatetto per portare avanti il loro piano fraudolento, utilizzandolo come prestanome per accedere ai fondi pubblici.
Un caso che solleva interrogativi sul controllo dei finanziamenti pubblici
Questa vicenda non è solo una storia di truffa, ma solleva anche interrogativi più ampi sulla gestione e sul controllo dei fondi pubblici. Come è possibile che una società milionaria sia stata intestata a una persona in condizioni di estrema povertà senza che nessuno se ne accorgesse?
Il caso mette in luce la necessità di rafforzare i sistemi di verifica e prevenzione per evitare che situazioni simili possano ripetersi in futuro.
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