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Rosy Bindi torna dalle catacombe sull’omicidio di Charlie Kirk: “Aspetto la condanna!”, ennesima figuraccia



L’assassinio di Charlie Kirk, attivista conservatore di 31 anni ucciso sul palco durante un evento pubblico nello Utah, continua a suscitare reazioni contrastanti a livello internazionale. Se da un lato il mondo politico americano e non solo ha condannato il gesto, dall’altro alcune prese di posizione hanno sollevato polemiche per i distinguo con cui parte della sinistra ha accompagnato il cordoglio.



In molti si sarebbero aspettati un fronte compatto contro ogni forma di violenza ideologica. Tuttavia, alcuni commentatori progressisti hanno espresso vicinanza alla famiglia della vittima evitando, secondo i critici, di affrontare il tema più ampio del clima di intolleranza che oggi caratterizza il dibattito pubblico. In alcuni casi, le dichiarazioni si sono concentrate sulle responsabilità della destra trumpiana, come se l’omicidio potesse essere letto esclusivamente come conseguenza dello scontro politico in atto.

In questo scenario si colloca anche l’intervento di Rosy Bindi, già presidente del Partito Democratico ed ex ministra, ospite della trasmissione In Altre Parole su La7. Dopo aver condannato senza esitazioni l’omicidio di Kirk e invitato ad isolare chi esulta di fronte a episodi di violenza politica, Bindi ha spostato l’attenzione sulla politica italiana, attaccando la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

L’ex dirigente del centrosinistra ha ribadito l’importanza di una condanna netta della violenza da qualsiasi parte provenga, ma ha anche denunciato – secondo la sua lettura – una presunta ambiguità della leader di Fratelli d’Italia nel prendere posizione contro l’estremismo di destra. Parole che hanno immediatamente acceso il dibattito, inserendo la tragedia americana dentro il confronto politico italiano.

L’omicidio di Charlie Kirk resta dunque al centro di un doppio livello di discussione: da un lato, la riflessione sulla violenza politica e il suo impatto sul pluralismo democratico; dall’altro, l’uso che diverse forze politiche, in Europa come negli Stati Uniti, stanno facendo di questa vicenda per rafforzare o contestare narrazioni interne.

Il contrasto tra le reazioni di cordoglio e i distinguo politici mette in evidenza quanto sia complesso, oggi, trovare una linea condivisa nella condanna della violenza. E quanto la polarizzazione, negli Stati Uniti come in Italia, finisca per condizionare anche i momenti più drammatici.



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