Ieri sera, il programma “Otto e mezzo” su La7 ha visto un acceso dibattito sulla guerra in Ucraina, con il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, che ha espresso critiche nei confronti dell’Europa e degli Stati Uniti. Secondo Travaglio, le potenze occidentali avrebbero “condannato a morte” l’Ucraina non favorendo un negoziato quando era ancora possibile. Ha affermato: “Se l’avessimo aiutata a trattare a Istanbul, oggi sarebbe un Paese integro. Così abbiamo assistito al suicidio di un popolo”. Le sue posizioni filo-russe hanno suscitato una reazione immediata da parte di Beppe Severgnini, editorialista del Corriere della Sera, che ha difeso l’operato dell’Europa, sottolineando che l’Ucraina si è difesa autonomamente dall’avanzata russa.
In risposta, Travaglio ha alzato il tono, affermando: “L’esercito gliel’ha messo in piedi la NATO dal 2014… ma cosa dici, hai studiato la storia su Topolino?”. Questo scambio acceso ha messo in evidenza le profonde divisioni sulle interpretazioni del conflitto e sulla responsabilità delle parti coinvolte.
Nel contesto delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti, Putin ha dichiarato che nessun paese rispettabile agirebbe sotto pressione. Il presidente russo ha affermato che le ultime sanzioni contro le principali compagnie petrolifere russe non avranno un impatto significativo sull’economia della Russia. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Ria Novosti, Putin ha avvertito Trump del possibile aumento dei prezzi globali del petrolio, compresi quelli negli Stati Uniti, a causa delle sanzioni.
In merito a eventuali attacchi con missili Tomahawk sul territorio russo, Putin ha dichiarato che la risposta della Russia sarebbe “seria, se non addirittura schiacciante”, descrivendo tali attacchi come un tentativo di escalation. La tensione tra Stati Uniti e Russia è attualmente ai massimi storici, anche se la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha affermato che un incontro tra Trump e Putin “non è completamente escluso”, esprimendo la speranza che ciò possa accadere in futuro.
Le sanzioni imposte contro Rosneft e Lukoil sono state definite “importantissime” dal presidente ucraino, che ha sottolineato il loro valore simbolico. Tuttavia, al Cremlino si ritiene che non ci si aspettasse una formalizzazione così netta del rifiuto al vertice di Budapest, il che ha apparentemente bloccato i preparativi per un incontro tra i leader. Dopo il fallimento del summit di Ferragosto in Alaska, le prospettive per un nuovo incontro sembrano complicate.
Una fonte a Mosca ha osservato che “affidare le intese, dopo la telefonata tra i leader, a Marco Rubio e Sergei Lavrov non lasciava presagire progressi a breve”. Questa affermazione mette in luce l’ostilità che caratterizza i rapporti tra le due diplomazie. È noto che Rubio è considerato un ‘falco’ dell’amministrazione americana contro la Russia.
Gli analisti concordano nel ritenere che, nonostante le sanzioni abbiano inflitto un colpo significativo agli sforzi di Putin per convincere Trump a forzare l’Ucraina alla resa, è improbabile che queste misure modifichino gli obiettivi strategici del presidente russo, in particolare il controllo del Donbass. Tatiana Stanovaya, fondatrice della società di analisi politica R.Politik, ha commentato che Putin è disposto a sopportare perdite significative per raggiungere i suoi obiettivi, e che Trump potrebbe cambiare idea nuovamente.
“Per il presidente russo questa guerra rimane esistenziale ed è pronto a sopportare molto”, ha affermato Stanovaya. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha dichiarato che le sanzioni sono controproducenti e che la Russia ha sviluppato una “solida immunità” contro di esse. Ha avvertito che gli effetti delle sanzioni saranno “disastrosi per la politica interna americana e per la stabilità dell’economia mondiale”.



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