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Stefania Terrosi uccisa: il compagno minacciava il figlio — «Ti porto via tua mamma per farti un dispetto»



Me ne vado, trascinando via pure mamma… tanto per farti un brutto scherzo: le ha detto così, con voce gelida, Antonio Iacobellis – ex militare dell’Aeronautica ormai in pensione – rivolgendosi al figlio della sua compagna, Andrea, poco prima che tutto precipitasse. Parole pesanti come macigni, segno di un amore andato in pezzi, degenerato fino allo sfregio estremo: l’omicidio di Stefania Terrosi, commesso dentro casa loro a Po’ Bandino, frazione di Città della Pieve, in Umbria.



La storia di quella mattina triste alla fine di novembre l’ha raccontata lo stesso Andrea, 35 anni, parlando con Il Messaggero; ha descritto i momenti appena prima del dramma. Erano le 11:15 quando sono arrivati tre messaggi insieme da Iacobellis – però non li ho letti subito, dice – perché ero nel parcheggio e il telefono non aveva segnale. Quello dopo fu il più strano dei tre

Scappo via, prendo la mamma e basta – così rimani fregato. Il messaggio era arrivato pure alla ragazza di Andrea, a una delle figlie e a certi familiari a Bari, insieme a un suo amico.

Appena entrato in casa, Andrea ha visto la sua ragazza spaventata e ha intuito che qualcosa non andava. Subito dopo è corso da sua madre, ma i carabinieri erano già arrivati perché un amico di Iacobellis li aveva avvisati; lo aveva chiamato preoccupato, sentendolo dire cose strane come se volesse combinare un guaio.

Appena entrati in casa, i soldati hanno trovato Stefania Terrosi, 59enne che lavorava come addetta alle pulizie, già morta. Insieme a lei giaceva il partner, anch’egli senza vita. A ucciderli era stata una rivoltella. Sul torace della donna c’era un foro chiaro, segno dello sparo ricevuto. Vicino al suo corpo, l’uomo si era sparato con lo stesso oggetto, usato prima solo per tiro sportivo. Non era un’arma di servizio, ma legale. L’ex graduato se n’era impossessato nel rispetto delle norme vigenti.

A quanto pare, vivevano insieme ma con tanti problemi irrisolti. Andrea racconta che negli ultimi tempi tra mamma e papà non c’era più nessun contatto. Il 18 novembre si erano scontrati forte: lei, frustrata, gli aveva chiesto di farsi da parte per un po’, magari uscire di casa. In effetti, aveva già cercato un posto tutto suo, tanto da mettere un post online per affittarlo. “Vedevamo le cose in modo diverso”, dice Andrea, che spera ora questo fatto tragico serva a far discutere sulla violenza in famiglia.

A quanto pare non era arrivata nessuna chiamata alla polizia, però pure chi lo conosceva diceva che Antonio Iacobellis agiva in modo fisso e strano verso Stefania. Nella casa della tragedia hanno trovato una lettera lunga, dove si vede come la storia sia peggiorata piano: piena di dubbi, invidie, e lui sempre più addosso a lei. Il fatto del nipote piccolo, per esempio, lo infastidiva eccome.

Nel frattempo, tanta gente di Città della Pieve ha sostenuto la famiglia: circa duecento persone sono venute alla fiaccolata per Stefania, organizzata da Andrea con la sua ragazza. La cerimonia, chiesta direttamente dal ragazzo al parroco Don Michael, è stata un attimo di preghiera profonda, per onorare non soltanto la mamma ma pure chi subisce violenza ogni giorno. Il sindaco, Fausto Risini, ha dichiarato il lutto in città ed espresso vicinanza ad Andrea e parenti, usando toni sinceri: “Tieni duro, Andrea, siamo qui accanto a te e ai tuoi”.

Gli inquirenti continuano a lavorare, mentre il dottore incaricato potrebbe svolgere l’identificazione dei corpi tra qualche giorno. Senza autopsia obbligatoria, entro poco verrà autorizzato il funerale, previsto subito dopo metà settimana. Intanto lungo la strada dove viveva Stefania, i rami degli alberi portano già nastri rossi per chi è morta per violenza di genere. A breve ne comparirà uno nuovo, con sopra un nome da non scordare, segno di una ferita collettiva. “Forse raccontare certe cose aiuta a fermare tragedie così”, ha detto alla fine Andrea.



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