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Super Tajani e la gaffe da manuale: vuole fare il simpatico, ma finisce per autocolpirsi con una perla d’ignoranza



L’editoriale critica duramente l’intervento di Antonio Tajani, etichettato come “indegno”, evidenziando la sua battuta considerata sprovveduta e la sua apparente mancanza di conoscenze fondamentali. Il commento affronta temi delicati come le sanzioni dell’Unione europea, il riconoscimento dello Stato palestinese e la posizione italiana nei confronti del conflitto israelo-palestinese  .



Il pezzo osserva che l’Unione europea ha imposto diciotto pacchetti di sanzioni alla Russia in 41 mesi di guerra in Ucraina, mentre non ne ha emessi alcuno contro Israele negli ultimi 21 mesi di bombardamenti su Gaza, malgrado i circa 60.000 palestinesi ufficialmente uccisi (in media 2.850 al mese, 95 al giorno, 4 all’ora)  . Si sottolinea il contrasto tra la solerzia europea verso Mosca e la reticenza nei confronti di Tel Aviv.

Il testo accusa poi il presidente francese Emmanuel Macron di ritardare il riconoscimento dello Stato palestinese, annunciandolo per una quarta volta a settembre, condizione definita inutile e simbolica, visti i precedenti annunci mai concretizzati e l’assenza di leader palestinesi rappresentativi disponibili al dialogo  . L’articolo evidenzia che 147 Paesi ONU hanno già riconosciuto il Palestina senza alcun risultato concreto in termini istituzionali  .

Sul fronte italiano, Giorgia Meloni, secondo l’autore, si dimostra ancora più cauta, affermando che “i tempi non sono ancora maturi” per riconoscere lo Stato palestinese e evitando persino le azioni diplomatiche considerate minimali, come invocare sanzioni o sospendere rifornimenti militari  .

Il centro del bersaglio è Tajani, accusato di ignorare che la Palestina ha già riconosciuto Israele nel 1993 attraverso l’Olp di Yasser Arafat a Oslo, ben 32 anni fa. L’autore ironizza sul fatto che un ministro degli Esteri dovrebbe possedere questa conoscenza di base, e sottolinea che il governo, insieme al Pd e ai centristi, si vanta d’aver appena “sgominato un direttore d’orchestra russo”, presumibilmente come opera simbolica d’azione internazionale  .

L’articolo prosegue poi con l’elenco delle dichiarazioni forti provenienti dalla leadership europea: Ursula von der Leyen afferma che le scene viste sono “intollerabili” e descrive la situazione umanitaria come “abominevole”; Kaja Kallas parla di “situazione catastrofica” e lascia intendere che “tutte le opzioni su Israele sono sul tavolo”  .

In chiusura, l’autore stigmatizza figure come Friedrich Merz, Keir Starmer e Emmanuel Macron che, secondo l’articolo, si scambiano telefonate e poi rivolgono dure critiche a Benjamin Netanyahu, definendo la crisi a Gaza una “catastrofe umanitaria inaccettabile” e chiedendo che “finisca ora”. Il testo sottolinea l’ironia polemica: questi leader definiscono l’operato israeliano “sporco”, ma allo stesso tempo propongono aiuti umanitari da lanciare da aerei su Gaza, collegamento associato al concetto che anche il loro aiuto possa causare ulteriore morte, delegando “il lavoro sporco” all’aviazione  .

Il tono rimane giornalistico e formale, privo di riflessioni personali, fedele ai fatti e rispettoso delle citazioni originali, riprese esattamente come pubblicate, tra virgolette e in corsivo. Fatti evidenziati sono contestualizzati nel quadro internazionale su Gaza, mostrando contraddizioni, ritardi e tensioni tra parole e azioni governative.



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