Belgio, Bulgaria, Italia e Malta hanno espresso, in un comunicato congiunto, il proprio voto favorevole ai piani dell’Unione Europea volti al congelamento a tempo indeterminato degli asset della banca centrale russa detenuti in territorio europeo.
“In uno spirito di cooperazione, Belgio, Bulgaria, Italia e Malta esprimono il proprio voto favorevole nell’ambito dell’attuale procedura scritta, specificando, tuttavia, che tale voto non pregiudica in alcun modo la decisione sull’eventuale utilizzo dei beni immobilizzati russi, la quale dovrà essere assunta a livello dei Leader”, si legge nella nota ufficiale.
L’Italia, sospesa tra Bruxelles e Mosca, ha optato per la posizione europea, mantenendo bloccati gli asset di Putin.
La complessa e delicata questione relativa al destino degli attivi sovrani russi immobilizzati all’interno dell’Unione Europea ha raggiunto un momento cruciale. Dopo un periodo di incertezza e cautela diplomatica, che aveva alimentato dubbi sulla reale intenzione del governo italiano, il governo Meloni si è orientato verso un voto favorevole al regolamento proposto. Tale regolamento non rappresenta una decisione definitiva sull’utilizzo dei fondi, bensì costituisce il primo e fondamentale passo per garantire che tali ingenti risorse finanziarie rimangano immobilizzate a tempo indeterminato. Questa misura è propedeutica all’obiettivo politico di alto livello di poterli eventualmente impiegare per finanziare un futuro “prestito di riparazione” a favore dell’Ucraina, Paese gravemente colpito dal conflitto.
La votazione formale è in corso presso il Consiglio dell’Unione Europea, l’istituzione centrale che riunisce i rappresentanti dei governi dei ventisette Stati membri. La procedura è stata avviata e si concluderà alle ore 17:00.
Il percorso verso la votazione è stato caratterizzato da significative complessità e incertezze. Già nella giornata precedente, gli ambasciatori dei Paesi membri avevano raggiunto, con fatica, un accordo politico sulla sostanza del regolamento. La decisione fondamentale in tale sede era stata quella di procedere al voto non all’unanimità, bensì mediante la maggioranza qualificata, avvalendosi dell’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea. Tale articolo riveste particolare importanza in quanto specificamente dedicato alle misure emergenziali da adottare in caso di crisi economica grave. L’utilizzo di tale base giuridica evidenzia la percezione di urgenza e l’eccezionalità della situazione determinata dal conflitto in Ucraina.
Nonostante l’accordo di principio, erano state espresse alcune rilevanti riserve. In particolare, solo due nazioni, Ungheria e Slovacchia, avevano manifestato una netta opposizione all’adozione del regolamento. Tuttavia, anche due Paesi di rilievo, il Belgio e l’Italia, avevano espresso una riserva preliminare, pur senza opporsi esplicitamente.
La posizione di cautela del Belgio è particolarmente comprensibile e di natura esclusivamente finanziaria e di rischio. Il Belgio, infatti, è il Paese che si espone maggiormente a potenziali rischi finanziari e legali derivanti da un eventuale utilizzo futuro e più aggressivo di tali attivi sovrani. La ragione di tale elevata esposizione risiede nel fatto che la stragrande maggioranza, pari a 185 miliardi di euro, degli attivi russi bloccati si trova immobilizzata presso la società belga Euroclear, uno dei principali depositari centrali di titoli a livello globale. Qualsiasi azione legale o contromisura russa a seguito di un’espropriazione o di un utilizzo dei fondi colpirebbe primariamente e direttamente l’infrastruttura finanziaria ospitante.
L’attesa e la decisione di Roma
L’Italia, a differenza del Belgio, non aveva precedentemente divulgato spiegazioni pubbliche dettagliate in merito alla propria riserva iniziale. Fino all’ultimo momento, un silenzio diplomatico ha mantenuto alta l’attenzione sul suo voto. La procedura scritta, avviata a mezzogiorno, ha offerto l’opportunità di formalizzare la posizione del Paese.
Dopo un’attesa prolungata, Roma ha infine deciso di esprimere un voto favorevole. Il cambiamento di rotta, ovvero la risoluzione della riserva, è stato determinato da significative rassicurazioni ottenute durante le negoziazioni. La principale garanzia richiesta e concessa riguardava l’ambito di applicazione immediato del regolamento in esame. Le autorità italiane hanno acquisito la certezza che il provvedimento si limita esclusivamente a un congelamento degli attivi a tempo indeterminato. È stato chiarito che il regolamento non pregiudica né anticipa la decisione politica finale sul loro effettivo impiego, in particolare per il controverso progetto del prestito di riparazione per l’Ucraina.
Il passo successivo: il Consiglio Europeo
Questa distinzione è fondamentale e ha consentito al governo italiano di allinearsi con la maggioranza dell’Unione Europea in questa fase preliminare. La decisione finale sull’opportunità di utilizzare o meno gli attivi congelati per il finanziamento a Kiev, superando la semplice immobilizzazione, sarà demandata alla massima istanza politica dell’Unione. Saranno infatti i capi di Stato e di governo dei Paesi membri, riuniti nel cruciale Consiglio Europeo previsto per i giorni 18 e 19 dicembre, a dover affrontare la decisione definitiva, valutando le implicazioni legali, economiche e geopolitiche di una misura di tale portata. Il voto odierno rappresenta un passaggio tecnico-giuridico che agevola il processo, ma la decisione strategica rimane una scelta politica che richiederà l’impegno e il consenso dei leader europei.



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