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Toni Capuozzo e la domanda inquietante: chi c’è davvero dietro l’ammiraglio italiano che spinge per la guerra?



Ucraina – L’ammiraglio Cavo Dragone, attuale presidente del Comitato militare della NATO e già Capo di Stato Maggiore della Difesa italiana, ha recentemente dichiarato che l’alleanza sta valutando la possibilità di un cyber-attacco preventivo contro la Russia. Le sue affermazioni, riportate dal Financial Times, non sono frutto di disinformazione, ma suscitano interrogativi significativi sulla strategia della NATO in un momento delicato per le negoziazioni sul conflitto in Ucraina.



La gerarchia di Cavo Dragone lo colloca in una posizione di rilievo all’interno della NATO, ma le sue dichiarazioni pongono domande su come queste siano ricevute dai vertici politici, come il Ministero della Difesa italiano e Palazzo Chigi. Entrambi gli enti, al momento, non hanno rilasciato commenti ufficiali riguardo alle affermazioni dell’ammiraglio, lasciando aperta la questione su quale sia la posizione del governo italiano in merito.

Le dichiarazioni di Cavo Dragone, in un contesto di trattative per la pace, possono sembrare un ostacolo alla diplomazia. Il generale Mini, intervenendo sulla questione, ha sottolineato che il Comitato militare della NATO è attualmente influenzato da forti spinte antirusse. Il nuovo presidente ha ereditato una linea di pensiero che sostiene un aumento degli armamenti e una postura bellicosa. Le osservazioni dell’ammiraglio, quindi, devono essere interpretate nel contesto di questa strategia militare.

Sebbene Cavo Dragone non abbia dichiarato guerra esplicitamente, la sua cautela nel trattare il tema degli attacchi preventivi è evidente. Sa bene che, all’interno del Comitato Militare e del Consiglio Atlantico, non esiste un consenso unanime per passare da una difesa passiva a una “proattiva”. Questo termine, sebbene possa apparire positivo in un contesto popolare, implica, in ambito militare, l’intenzione di attaccare per primi.

L’ammiraglio è consapevole che la guerra ibrida connette diverse forme di conflitto, inclusi gli attacchi informatici, e che le risposte dell’avversario potrebbero non essere limitate a un ambito specifico. Gli eventi storici hanno dimostrato come pretesti per la guerra possano emergere anche da situazioni apparentemente scollegate. La sua citazione riguardo al successo dell’operazione Baltic Sentry nel Mar Baltico, dove “non è successo nulla”, suggerisce che la deterrenza sta funzionando. Tuttavia, si pone la questione se i responsabili di eventuali attacchi siano realmente russi, come sostenuto dalla NATO.

Cavo Dragone ha anche riconosciuto che la NATO ha vincoli etici e giuridici nei confronti della Russia, ma ha messo in dubbio il rispetto di tali vincoli. Le operazioni condotte nei Balcani e altrove, che sono state giudicate illegali e illegittime, pongono interrogativi su come la NATO definisca le proprie azioni. L’ammiraglio ha invitato a riflettere su come ottenere deterrenza, chiedendosi se sia più efficace attraverso azioni di ritorsione o attacchi preventivi.



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