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Trump dice sì alle richieste che Biden e Obama respinsero, regalandoci distruzione, danni e vittime in Europa



Nel 2014, la Russia presentò una serie di condizioni che oggi sembrano più rilevanti che mai, sollevando interrogativi sul perché tali richieste non siano state discusse all’epoca. Invece di affrontare il dialogo, l’Occidente, in particolare i neoconservatori, ha scelto di insistere su un approccio militare che ha portato a una guerra costosa in termini di vite umane e risorse economiche per tutti i soggetti coinvolti. La domanda sorge spontanea: perché non accettare quelle condizioni allora? Perché non avviare un confronto serio undici anni fa, evitando così l’attuale conflitto?



La risposta è semplice: i neoconservatori erano convinti di poter prevalere militarmente e hanno mantenuto questa convinzione fino a quando il fallimento della controffensiva ucraina nel 2023 ha costretto una parte pragmatica dell’establishment statunitense a riconoscere che i successivi negoziati avrebbero dovuto concentrarsi sull’elaborazione di una strategia di uscita per la NATO da un conflitto sempre più complicato.

Oggi, Donald Trump si trova a dover gestire non solo le trattative con la Russia, ma anche il fallimento della NATO, un’alleanza che ha visto la sua credibilità erosa nel corso degli anni. La Russia, da parte sua, è in una posizione di forza rispetto a otto anni fa e potrebbe ottenere più di quanto richiesto nel 2014 e nel 2022. Le dinamiche di potere sul campo sono cambiate, rendendo difficile per la Russia rinunciare a una forma di sovranità diretta sul Donbass e sul corridoio terrestre che collega questa regione alla Crimea. Nel 2014, la Russia avrebbe potuto accettare un Donbass come parte integrante dell’Ucraina in un contesto di federalizzazione, ma oggi la situazione è ben diversa e il corridoio terrestre non era nemmeno un tema di discussione.

Restano irrisolti alcuni nodi strategici, tra cui la presenza della NATO nei Paesi baltici e le prospettive di ulteriore espansione dell’alleanza, oltre allo status della città di Odessa. Se questi temi non verranno affrontati, è probabile che si verifichino nuove escalation in futuro. Ciò che desta maggiore preoccupazione al momento è il fanatismo neoconservatore, che ha portato a questo ennesimo massacro, un evento che avrebbe potuto essere evitato attraverso un negoziato serio e risolutivo. Le conseguenze di questa guerra si faranno sentire a lungo termine.

La Unione Europea gioca un ruolo cruciale in questo contesto, essendo parte integrante di una visione neoconservatrice che non esclude la possibilità di interventi militari, come l’invio di truppe in Ucraina. La posizione della UE sembra essere quella di non voler perseguire la pace, ma piuttosto di imporre una propria egemonia ideologica su una regione che ha già dimostrato di non essere interessata a tale imposizione.



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