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Trump frena: dazi in calo verso la Cina e Powell resta alla guida della Fed



In una recente conferenza stampa alla Casa Bianca, il presidente Donald Trump ha fatto marcia indietro su due questioni chiave: i dazi imposti sulla Cina e il futuro del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell. Riguardo ai dazi, Trump ha dichiarato che le tariffe attualmente fissate al 145% sui prodotti cinesi “si abbasseranno in modo sostanziale, ma non andranno a zero” quando verrà raggiunto un accordo. Questa affermazione segna un cambio di rotta rispetto alle posizioni precedenti del presidente, che aveva spinto per tariffe più elevate.



La questione dei dazi sulla Cina era diventata insostenibile, come riconosciuto anche dal segretario del Tesoro, Scott Bessent, il quale si aspettava una “de-escalation” della situazione. Trump ha espresso ottimismo sulla possibilità di un accordo che porti a una riduzione delle tariffe, evidenziando che al momento gli Stati Uniti applicano tariffe del 145% su tutti i prodotti importati dalla Cina, mentre Pechino risponde con dazi del 125% sui beni americani. Aggiunge che, oltre a queste tariffe elevate, gli Stati Uniti hanno anche imposto un 10% su prodotti provenienti da altri Paesi, ma le tariffe sulla Cina sono le più problematiche, considerando l’entità delle importazioni.

Il Fondo Monetario Internazionale ha già avvertito che la recente introduzione di tali dazi ha contribuito a un rallentamento dell’economia globale, riducendo le previsioni di crescita per molti Paesi, tra cui Italia, che ora prevede un incremento del PIL del solo +0,4%. Nonostante le tensioni, Trump ha affermato che “stiamo andando bene con la Cina” e ha espresso la speranza di una cooperazione futura, affermando che “vivremo insieme molto felici e idealmente lavoreremo insieme”. Tuttavia, la realtà attuale è caratterizzata da elevate tensioni diplomatiche, con Pechino che critica apertamente le tariffe statunitensi e cerca alleanze con altri Paesi per mitigare gli effetti delle sanzioni americane.

Un altro tema affrontato da Trump durante la conferenza è stato il futuro di Jerome Powell alla guida della Federal Reserve. Negli ultimi tempi, Trump aveva duramente criticato Powell, definendolo “troppo lento” nel ridurre i tassi d’interesse e descrivendolo come un “gran perdente”. In precedenti dichiarazioni, il presidente aveva insinuato che il suo licenziamento sarebbe stato opportuno, alimentando speculazioni su un possibile cambio di leadership alla Fed.

Tuttavia, Trump ha ora chiarito: “Non ho intenzione di licenziarlo, non l’ho mai avuta, è la stampa che ha ingigantito la cosa”. Nonostante ciò, ha continuato a esercitare pressione su Powell, affermando che “questo è il momento perfetto per tagliare i tassi di interesse”, aggiungendo che, se il presidente non dovesse agire, “non sarebbe la fine del mondo, ma sarebbe un buon momento”.

Jerome Powell è stato nominato presidente della Fed nel 2018 da Trump, che già allora aveva espresso critiche per l’aumento dei tassi d’interesse. Nel 2022, il presidente Joe Biden ha confermato Powell nel suo incarico, garantendo così la sua permanenza fino almeno a maggio 2026. In passato, Powell ha dichiarato che, se il presidente gli chiedesse di dimettersi, non lo farebbe.



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