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Tutti a invocare competenza, poi nessuno parla: la nomina della 23enne a vice governatrice smaschera i silenzi. Solo uno difende Beatrice Venezi dalle polemiche



Le recenti nomine politiche in Toscana hanno generato un acceso dibattito, in particolare riguardo alla scelta di Beatrice Venezi come nuovo direttore d’orchestra della Fenice di Venezia. Le proteste contro di lei si concentrano sull’accusa di «inesperienza», nonostante il suo curriculum di tutto rispetto e una carriera internazionale consolidata come direttrice d’orchestra. In contrasto, la nomina di Mia Diop, una studentessa universitaria di 23 anni di origine senegalese, a vicepresidente della giunta regionale toscana ha suscitato applausi e consenso da parte della sinistra, nonostante la mancanza di esperienza e di un curriculum significativo.



Nel caso di Mia Diop, il requisito di esperienza sembra non essere stato considerato essenziale per ricoprire un incarico così delicato e prestigioso. La sua affiliazione al Partito Democratico e la sua origine etnica sembrano aver giocato un ruolo determinante nella sua nomina. Si potrebbe ipotizzare che, se avesse avuto l’opportunità di diventare direttrice d’orchestra alla Fenice, la sua nomina sarebbe stata festeggiata come un passo avanti per la diversità e l’inclusione nel settore culturale. Qualsiasi critica nei suoi confronti potrebbe essere facilmente etichettata come razzista o fascista, creando un clima di difesa attorno alla sua figura.

Beatrice Venezi, oltre ad essere di destra, si presenta come una donna bianca e bionda, il che potrebbe contribuire a una percezione negativa da parte di alcuni gruppi. Tuttavia, la sua competenza e il suo talento nella direzione d’orchestra sono indiscutibili. Dall’altra parte, Mia Diop è stata descritta come una figura giovane e attiva sui social media, con un curriculum che non soddisfa i consueti criteri di esperienza richiesti per un ruolo di responsabilità. La sua nomina è stata fortemente voluta dalla leader del PD, Elly Schlein, e dal governatore Eugenio Giani, suggerendo un chiaro sostegno politico alla giovane vicepresidente.

Il padre di Mia Diop, Mbaye Diop, è una figura controversa, noto per aver occupato abusivamente una casa popolare a Livorno per vent’anni senza pagare l’affitto, accumulando un debito di oltre 27mila euro con il comune. Questa situazione ha attirato l’attenzione dei media, in particolare dopo un servizio del programma Fuori dal Coro di Mario Giordano. In un’intervista, Mia Diop ha cercato di distanziarsi dal padre, dichiarando: «Ho visto il servizio», e specificando di non avere «rapporti con quell’uomo» e di non aver «mai vissuto in quella casa con mio padre». Ha aggiunto che «chi sbaglia paga» e ha sottolineato che «la colpa dei padri non deve ricadere sui figli».

Inoltre, Mia Diop ha recentemente affrontato polemiche per un post sui social media pubblicato subito dopo gli attacchi di Hamas a Israele il 7 ottobre. Nella sua storia su Instagram, ha espresso solidarietà per il popolo palestinese, suscitando reazioni negative, anche all’interno del suo stesso partito. Il vice del PD locale, Alessio Quintavalle, membro della comunità ebraica di Livorno, ha criticato la sua posizione. In risposta, Diop ha sostenuto che il post era relativo a una manifestazione per la liberazione di uno studente italo-palestinese e ha descritto le critiche come una «strumentalizzazione inaccettabile». Solo dopo le polemiche, ha condannato l’attacco di Hamas, ma non prima di aver suscitato dubbi sulle sue reali posizioni.

Questa situazione mette in luce le contraddizioni e le tensioni all’interno della politica italiana, dove le nomine e le scelte possono essere influenzate da fattori politici e sociali complessi. Mentre Beatrice Venezi affronta critiche per la sua ascesa nel mondo della musica, Mia Diop rappresenta un simbolo di una nuova generazione politica, ma con un curriculum che solleva interrogativi sulla meritocrazia e sull’importanza dell’esperienza.



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