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Vi spiego in che modo il clan Soros ha fatto trionfare a New York uno che nessuno sapeva chi fosse



Il rinomato esperto di affari americani, Luca Marfé, giornalista indipendente e autorevole, ha rilasciato un’intervista a Francesco Toscano su Visione TV.  Durante l’intervista, Marfé ha analizzato il ruolo di George Soros nel favorire l’elezione di un individuo privo di esperienza politica, che fino a sei mesi prima era sconosciuto al grande pubblico.



Zohran Mamdani, neo-eletto sindaco di New York, si è impegnato a contrastare l’ex Presidente Donald Trump e a eradicare la povertà. Tuttavia, al di là dell’entusiasmo progressista, si intravede l’ennesima manifestazione dell’obamismo: slogan rinnovati, politiche fiscali consolidate e una città che rischia di soccombere tra ideologia e buone intenzioni.

di Anna Tortora per L’Identita’

La vittoria di Mamdani a New York, città storicamente democratica e progressista, era ampiamente prevedibile.  Il mondo liberal ha accolto l’esito elettorale con entusiasmo, come se si trattasse di un evento inaspettato.  In realtà, New York conferma la propria identità: democratica da sempre, fiera del proprio anticonformismo, che si traduce in conformismo.  L’unico vero outsider rimane Rudy Giuliani, che negli anni ’90 osò governare concretamente, implementando riforme efficaci e trasformando il caos in ordine: un approccio considerato eretico da chi predilige l’anarchia esteticamente gradevole.

Il ritorno dell’obamismo con un linguaggio contemporaneo

Mamdani si impegna a promuovere uguaglianza, inclusione e giustizia sociale.  Il suo programma elettorale richiama l’obamismo: un’enfasi sulla speranza, accompagnata da una scarsa concretezza.  Obama possedeva un notevole talento retorico e l’eleganza di un attore consumato, ma il suo lascito è stato un’America più polarizzata, un linguaggio eccessivamente sensibile e una sinistra che confonde la morale con la politica.  Da allora, ogni nuovo esponente del progressismo tenta di riaccendere quella magia, ignorando che la spinta al “cambiamento” si è esaurita da tempo. Mamdani ne è l’erede spirituale: un Obama in versione Brooklyn, con un maggiore utilizzo dei social media e una minore sostanza.

Soros sostiene Mamdani, la città ne subisce le conseguenze

Il primo a congratularsi con Mamdani è stato George Soros, miliardario simbolo della finanza globale.  Un fatto curioso, considerando che Mamdani si presenta come un oppositore dei “poteri forti”.  A parole si critica la ricchezza, nei fatti si celebra con i ricchi.  Mentre si propone di tassare “chi crea lavoro” per finanziare chi lo cerca, le aziende iniziano già a valutare il trasferimento in Texas.  La promessa di “abolire la povertà” suona bene nei discorsi, ma nella pratica si traduce in nuovi costi e persistenti problematiche.

Come affermato dall’ex parlamentare Enzo Raisi, la radicalizzazione del panorama politico, rappresentata da figure quali Trump, i sostenitori del movimento woke e Mamdani, non offre soluzioni concrete, bensì si traduce in un’alternanza di gruppi estremisti.

New York, una città che si autodefinisce all’avanguardia, celebra nuovamente la propria “nuova alba”.  Tuttavia, un’analisi più approfondita rivela che tale celebrazione non è altro che l’ennesimo tramonto, seppur caratterizzato da una diversa illuminazione.

La città di New York si appresta a celebrare un’ulteriore rivoluzione, convinta di aver segnato un punto di svolta nella storia.  Un’osservazione più critica, tuttavia, suggerisce che si tratti di una ripetizione della solita sceneggiatura, con attori diversi ma con le stesse dinamiche e gli stessi esiti.  La “nuova alba” proclamata non è altro che un altro tramonto, seppur con una diversa tonalità di luce.



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