Il Tribunale di Torino ha condannato Vittorio Feltri, ex direttore de “Il Giornale”, per molestia discriminatoria basata su nazionalità, etnia e religione. La sentenza, emessa dalla Prima Sezione Civile, accoglie integralmente il ricorso presentato dall’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi) e sostenuto da altre organizzazioni, tra cui ARCI e Lunaria.
Feltri dovrà risarcire 20.000 euro all’Asgi, quale principale ricorrente, e pubblicare il dispositivo della sentenza sul Corriere della Sera. La vicenda risale al 28 novembre 2024, quando durante la trasmissione radiofonica La Zanzara su Radio24, commentando le proteste per la morte del diciannovenne egiziano Ramy Elgaml a Milano, l’ex direttore definì i musulmani “una razza inferiore”, aggiungendo frasi di intolleranza e disprezzo verso le comunità straniere.
Nel corso dell’intervento, Feltri aveva dichiarato di non frequentare le periferie perché “piene di extracomunitari che non sopporto”, per poi affermare, riferendosi ai musulmani: “… già, non amo i musulmani … Ma io gli sparerei in bocca”. Il culmine delle dichiarazioni fu raggiunto con l’affermazione: “Io non mi vergogno affatto di considerare i musulmani delle razze inferiori. Ma che me ne frega a me, io sostengo quello che voglio”.
La difesa di Feltri aveva cercato di giustificare le frasi come parte dello “stile provocatorio e satirico” del programma, ma il giudice Ludovico Sburlati ha respinto questa tesi. La sentenza richiama la giurisprudenza della Corte di Cassazione e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, precisando che la satira non può essere usata per dileggiare categorie deboli o diffondere discorsi d’odio, ma deve rivolgersi ai “potenti” suscitando una riflessione critica, non semplice disprezzo.
Nel determinare l’entità del risarcimento, il tribunale ha tenuto conto di diversi elementi aggravanti: la notorietà pubblica di Feltri (anche nella veste di ex consigliere regionale in Lombardia), la ampia diffusione delle dichiarazioni attraverso un mezzo radiofonico nazionale, la vastità della categoria di persone lese e la consapevolezza dell’illiceità della condotta, dimostrata dalle stesse parole dell’imputato.
Questa sentenza si inserisce in un contesto giuridico sempre più attento alla tutela della dignità personale e al contrasto dei discorsi d’odio. Già in precedenza, per la stessa vicenda, Feltri era stato sospeso dall’Ordine dei Giornalisti e Radio24 era stata sanzionata dall’AGCOM con una multa di 150.000 euro.
Le associazioni che hanno sostenuto la causa hanno espresso soddisfazione per una decisione che, a loro avviso, delinea con chiarezza i confini della libertà di espressione. In un comunicato hanno sottolineato come la sentenza confermi che “la libertà di espressione spesso usata come giustificazione di comportamenti e linguaggi denigratori e lesivi della dignità delle persone ha invece precisi limiti che devono essere rispettati”.



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