Alice Zani, 28 anni, è stata prosciolta dall’accusa di lesioni aggravate per improcedibilità, in quanto mancherebbe la querela. La giovane era accusata di aver investito sei anni fa, a Coccaglio (provincia di Brescia), un passeggino con dentro un bambino di due anni, spinto dalla madre mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali. Il piccolo, ora tetraplegico, fu sbalzato sull’asfalto, e la conducente non si fermò a prestare soccorso. L’incidente risale alla mattina del 10 dicembre 2019.
All’epoca dei fatti, Alice Zani, allora 22enne, stava guidando la sua Fiat 500 per recarsi al lavoro presso il centro commerciale Le Porte Franche di Erbusto. L’incidente avvenne in via Grandi. La giovane, rintracciata successivamente dai Carabinieri mentre si trovava sul luogo di lavoro, dichiarò di non essersi accorta dell’impatto. Durante il processo, ha ribadito la sua versione dei fatti, affermando: “Ero abbagliata dal sole – ha riferito in aula – affrontando la curva ricordo di aver sentito un piccolo rumore, che avevo attribuito al contatto con qualcosa di plastica o a un sasso. Sapevo che a bordo strada c’erano dei paletti. Ho pensato di aver centrato uno di quelli, oppure a una piccola pietra finita sul paraurti. Mai avrei immaginato di aver provocato quello che ho provocato, altrimenti mi sarei fermata immediatamente per chiamare e prestare soccorso”.
Secondo la ricostruzione dei fatti, il passeggino era stato spinto dalla madre del bambino mentre attraversava le strisce pedonali insieme all’altra figlia piccola. La donna ha raccontato in aula che inizialmente non si era resa conto della gravità dell’impatto: “Mi sono accorta di quello che era accaduto solo quando ho visto mio figlio cadere dal passeggino”. Il bimbo riportò lesioni gravissime e da allora vive in condizioni di tetraplegia.
La difesa di Alice Zani ha sostenuto che l’urto fu tangenziale e così lieve da non essere registrato nemmeno dalla scatola nera della Fiat 500. Questo elemento è stato presentato come prova a favore della tesi secondo cui la conducente non avrebbe potuto rendersi conto dell’investimento.
Il tribunale ha deciso di prosciogliere la giovane dall’accusa di lesioni aggravate per improcedibilità, in quanto non sarebbe stata formalmente presentata una querela per questo reato. Tuttavia, Zani dovrà ancora rispondere dell’accusa di omissione di soccorso, dato che non si fermò per verificare l’accaduto e prestare aiuto.
L’episodio ha destato grande attenzione mediatica e sollevato interrogativi sull’importanza della consapevolezza al volante e sulla necessità di fermarsi sempre in caso di incidenti. La vicenda si inserisce in un contesto più ampio di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale e sul rispetto delle norme del codice della strada.
Le dichiarazioni rilasciate in aula sia dalla madre del bambino sia dalla stessa imputata hanno contribuito a delineare i contorni della vicenda. Mentre la famiglia della vittima affronta le conseguenze devastanti dell’incidente, il procedimento giudiziario proseguirà per stabilire eventuali responsabilità legate all’omissione di soccorso.



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