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Gaia e Camilla investite a Corso Francia: Pietro Genovese avrà l’affidamento in prova ai servizi sociali



Il giovane Pietro Genovese, condannato per l’omicidio stradale di Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, ha ottenuto l’affidamento in prova ai servizi sociali come misura alternativa alla detenzione. Il tragico incidente, avvenuto a Roma la sera del 22 dicembre 2019, ha visto la morte delle due ragazze sedicenni, investite mentre attraversavano la strada sulle strisce pedonali.



La decisione del giudice è arrivata dopo che il legale di Genovese ha presentato la richiesta, motivandola con l’assenza di carichi pendenti e il fatto che la pena residua da scontare fosse inferiore ai quattro anni. Questo requisito, previsto dalla legge, ha permesso al giovane di avanzare domanda per una misura alternativa alla detenzione domiciliare, che stava già scontando.

Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Corriere della Sera, Genovese sarà ora impegnato presso due organizzazioni non profit: una dedicata alla lotta contro il bullismo e l’altra al sostegno delle persone vulnerabili. Durante il periodo di affidamento, il giovane dovrà rispettare alcune regole, tra cui l’obbligo di dimora a Roma e il rientro serale presso la propria abitazione. Inoltre, si apprende che Genovese ha recentemente iniziato un lavoro regolare, elemento che ha contribuito positivamente alla valutazione del giudice.

L’incidente che ha sconvolto la capitale si è verificato su Corso Francia, una delle arterie principali di Roma, in una serata di dicembre. Le due ragazze, Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, stavano tornando a casa dopo aver trascorso del tempo in pizzeria. Mentre attraversavano la strada sulle strisce pedonali con il semaforo verde per i pedoni, sono state travolte dall’auto guidata da Genovese, che procedeva a una velocità di circa 90 km/h in un tratto dove il limite consentito è di 50 km/h. Inoltre, secondo le perizie effettuate sul luogo dell’incidente, il giovane avrebbe attraversato l’incrocio con il semaforo rosso.

L’impatto è stato così violento che per le due sedicenni non c’è stato nulla da fare: sono morte sul colpo. La tragedia ha suscitato un grande clamore mediatico e un intenso dibattito sull’importanza del rispetto delle norme stradali e sulla sicurezza dei pedoni nelle grandi città.

La vicenda giudiziaria che ne è seguita ha visto Pietro Genovese condannato inizialmente a cinque anni e quattro mesi di reclusione per omicidio stradale. La pena è stata poi ridotta grazie alla concessione dell’affidamento in prova ai servizi sociali, misura prevista dal sistema giuridico italiano per favorire la riabilitazione e il reinserimento sociale dei condannati.

Durante il periodo di affidamento, il giovane dovrà dimostrare di rispettare le regole imposte dal tribunale e contribuire attivamente alle attività delle due organizzazioni non profit presso cui svolgerà il servizio. Queste attività includono iniziative contro il bullismo e programmi di mutuo soccorso per persone in difficoltà, settori che richiedono impegno e sensibilità.



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