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Raffaele Marangio, professore trovato morto a Modena: si cercano tracce del killer sotto le unghie



Le indagini sulla morte di Raffaele Marangio, lo psicoterapeuta 78enne trovato senza vita a Modena il 26 luglio, continuano a tenere banco. Pare che nelle ultime ore ci sia stata una svolta: hanno iscritto nel registro degli indagati un giovane tunisino. Gli investigatori, adesso, sono lì che cercano di chiudere il cerchio intorno a lui, arrivandoci anche grazie alle chiacchiere – pardon, testimonianze – dei vicini.



Il Resto del Carlino racconta che Marangio sarebbe morto per soffocamento (trovato con una cintura al collo, roba da film crime), non per strangolamento classico. E adesso i detective stanno cercando tracce di DNA sotto le unghie, perché magari il 78enne ha provato a difendersi.

Anche se, a dirla tutta, non ci sono segni evidenti di colluttazione. Magari l’aggressore l’ha preso alle spalle, chi lo sa. Le prime analisi hanno detto che il corpo forse è stato spostato dopo la morte – c’erano dei segni strani sulla pelle. E l’ipotesi del suicidio? Praticamente cestinata, soprattutto dopo aver scavato un po’ nella vita familiare del povero Marangio.

Da quello che hanno messo insieme finora, il ragazzo tunisino pare fosse di casa dallo psicoterapeuta, specie il venerdì sera, quando a casa sua girava più gente: amici invitati a cena, ex pazienti, un po’ di tutto. La morte dovrebbe essere avvenuta tra il 24 e il 25 luglio. Dopo di che, il telefono di Marangio spento e il corpo trovato solo il sabato 26.

Il giovane indagato, invece, se l’era svignata in un’altra regione subito dopo il fatto. L’avvocato della famiglia, Luca Brezigar (insieme a Domenico Ippolito), ha detto alla Gazzetta di Modena che c’è la possibilità che qualcuno non volesse la partenza di Marangio per Roma – dove vive la figlia. Ma, dice, per ora è solo un’idea: tocca aspettare che le indagini facciano il loro corso. Insomma, la faccenda è tutt’altro che chiusa.



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