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Milano, la sorella del 13enne ucciso da un pusher: “Avevo chiesto aiuto per lui, ma nessuno mi ha ascoltata”



La tragedia di Hazem Ahmed, un ragazzo di soli 13 anni, ha scosso profondamente la città di Milano. Lo scorso maggio, il giovane è deceduto in seguito a un violento episodio avvenuto nei pressi di Porta Venezia, dove è stato accoltellato insieme al suo cane, un rottweiler di nome Fiamma. A raccontare la vicenda è stata la sorella maggiore, Mariam Ahmed, che ha condiviso con Fanpage.it ricordi e dettagli su quanto accaduto.



Quel giorno, il 16 maggio, Hazem era uscito di casa accompagnato da due amici, un ragazzo di 19 anni e uno di 21. L’obiettivo era semplice: un pranzo al McDonald’s, un posto che il giovane amava particolarmente. Prima di raggiungere il fast food, però, i tre si sono fermati in un parco vicino Porta Venezia per incontrare un uomo, identificato come Randi Despaigne Martinez, un pusher di 27 anni. Secondo quanto ricostruito, il gruppo si trovava nell’auto quando i due amici sono scesi per parlare con il pusher.

Nel veicolo erano rimasti Hazem e il suo cane Fiamma. La situazione è degenerata rapidamente: uno dei ragazzi ha aperto la portiera dell’auto e, forse a causa del tono acceso della conversazione, Fiamma deve essersi sentita minacciata. La reazione del cane ha scatenato una violenta risposta da parte del pusher, che ha accoltellato sia l’animale che il giovane. Uno dei due amici è fuggito immediatamente, mentre l’altro ha trasportato Hazem all’ospedale Fatebenefratelli.

Nonostante gli sforzi dei medici, il ragazzo ha subito tre arresti cardiaci a causa delle profonde ferite riportate. Per alcuni giorni sembrava che potesse riprendersi, ma due settimane dopo è arrivata la tragica notizia: Hazem Ahmed non ce l’aveva fatta. Anche Fiamma è morta per le ferite subite.

La sorella maggiore di Hazem, Mariam Ahmed, ha espresso il suo dolore e la sua rabbia per quanto accaduto. Ha parlato del fratello come di un ragazzo normale ma con grandi difficoltà: “Mio fratello si chiama Hazem, aveva 13 anni. Ne avrebbe compiuti 14 il 24 giugno, ma purtroppo era già mancato. Era un ragazzino come tutti gli altri. Sì, con tantissimi problemi, ma con le stesse idee dei suoi coetanei. Voleva diventare uno zoologo”. Ha anche raccontato del legame speciale che Hazem aveva con Fiamma: “Aveva cresciuto Fiamma, il cane rottweiler che è morto insieme a lui, che tra l’altro aveva salvato da piccola dal proprietario che le spegneva le sigarette in pancia”.

Mariam ha ricordato l’ultima conversazione avuta con il fratello prima della tragedia: “Quel giorno, era un venerdì, io ero appena tornata da scuola, avevo visto Hazem e gli faccio ‘Ué, dove vai?’. Mi guarda e mi fa ‘Lascia stare che non mangio da ieri e ci sono miei amici che mi vogliono offrire il Mac e lo sai quanto a me piace’”. Dopo essere salito in macchina con gli amici, la giornata si è trasformata in un incubo.

La dinamica dell’accaduto resta ancora poco chiara. I due amici presenti quel giorno hanno fornito versioni contrastanti e non del tutto coerenti, complicando ulteriormente le indagini. Al momento, l’unico indagato per l’omicidio è il pusher Randi Despaigne Martinez, che si trova in isolamento nel carcere di San Vittore.

La vicenda evidenzia anche le difficoltà vissute dalla famiglia di Hazem. Con sette figli da crescere, la sorella Mariam ha sottolineato come fosse difficile seguire ogni componente al meglio: “Lo sbaglio non viene solo da lui, ma anche da tutti noi. Che colpa può avere un ragazzo di 13 anni? Nessuna. La colpa viene dalle persone a cui ho chiesto aiuto e non me l’hanno dato: dallo Stato e poi dalla famiglia”.

L’episodio ha sollevato interrogativi su molteplici aspetti: la sicurezza nei parchi urbani, il ruolo delle istituzioni nel supporto alle famiglie in difficoltà e il coinvolgimento dei giovani in situazioni rischiose. La morte del giovane Hazem Ahmed rappresenta una perdita dolorosa per la sua famiglia e per la comunità di Milano, lasciando dietro di sé una serie di domande ancora senza risposta.



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