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L’attesa è finita: Donald Trump annuncia l’arresto dell’assassino di Charlie Kirk



Donald Trump l’ha detto chiaro e tondo, con quella sua solita enfasi da showman: il sospetto assassino di Charlie Kirk è stato beccato – e praticamente subito, visto che sarebbero stati i suoi stessi familiari (cosa che, diciamolo, nessuno si aspetta mai ma ogni tanto succede davvero) a farlo finire tra le mani della polizia.



In un’intervista a Fox, Trump ha detto: «Con un alto grado di certezza, abbiamo preso quello giusto». E mica si è fermato lì, eh. Ha pure ribadito, senza giri di parole, che secondo lui dovrebbero dargli la pena di morte. Nessuna sorpresa, già ci aveva fatto capire come la pensava appena poche ore prima.

Sul delitto, the Donald ci ha tenuto a specificare che sembra veramente «un episodio isolato, non parte di una rete». Un pazzo solitario? Pare di sì (almeno secondo lui).

Kirk è stato freddato mercoledì con un solo proiettile in quello che le forze dell’ordine hanno subito chiamato un attacco mirato, e il governatore dello Utah – sempre pronto a cavalcare le polemiche – non si è fatto sfuggire l’occasione per definirlo un assassinio politico. Charlie aveva solo 31 anni e, cosa che ormai è nota praticamente a tutti, era tra i più fidati di Trump.

Gli investigatori hanno ritrovato pure un fucile a otturatore girevole-scorrevole nei paraggi, tanto per rendere la scena ancora più da film. L’assassino, dopo la sparatoria, si sarebbe dileguato gettandosi da un tetto e sparendo nel bosco. Pazzesco, tipo una serie crime di Netflix.

Ah, dettaglio da non dimenticare: il killer si sarebbe convinto a presentarsi alla polizia grazie al padre, descritto quasi come un sant’uomo. Insomma, roba da psicodramma familiare.

Kirk stava parlando a un evento di Turning Point alla Utah Valley University quando tutto è successo. Un colpo, un casino tremendo, e ora Trump ne parla come se fosse roba da mettere dietro le spalle – ma con la pena capitale pronta, ovviamente.



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