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Elisa Claps, 32 anni dopo la scomparsa la mamma: “La targa di don Mimì Sabia va distrutta”



Sono trascorsi esattamente 32 anni dalla tragica scomparsa di Elisa Claps, avvenuta il 12 settembre 1993 a pochi passi dall’ingresso della Chiesa della Santissima Trinità, nel cuore di Potenza. La giovane studentessa, appena sedicenne, fu brutalmente uccisa da Danilo Restivo, il cui nome è tristemente legato a uno dei casi di cronaca più sconvolgenti della storia italiana. I resti della ragazza furono rinvenuti soltanto 17 anni dopo, il 17 marzo 2010, nel sottotetto della stessa chiesa dove era stata assassinata.



Il colpevole, Danilo Restivo, è stato condannato nel 2014 a 30 anni di carcere per l’omicidio di Elisa. Attualmente, l’uomo sta scontando la sua pena in Inghilterra per un altro omicidio: quello della sarta inglese Heather Barnett, avvenuto nel 2002. La coincidenza temporale del ritrovamento dei resti di Elisa e la condanna per l’omicidio di Heather hanno contribuito a gettare nuova luce su una vicenda già segnata da omertà e misteri.

Oggi, 12 settembre, ricorre l’anniversario della scomparsa di Elisa, un evento che ha segnato profondamente la comunità di Potenza e l’intero Paese. La madre della giovane, Filomena Iemma, ha voluto ricordare pubblicamente sua figlia e ribadire la necessità di non dimenticare quanto accaduto. Durante la presentazione dell’iniziativa “Adotta la Panchina Rossa di Elisa”, promossa dal Presidio Libera Potenza Elisa Claps e Francesco Tammone insieme alla famiglia Claps, Filomena ha espresso parole forti contro la lapide dedicata a don Mimì Sabia, parroco della chiesa all’epoca dei fatti.

“Lo dico pubblicamente, la targa di don Mimì Sabia va buttata giù a picconate, a martellate, perché non è degna di rimanere lì dentro”, ha dichiarato la madre di Elisa. La lapide, infatti, è stata posta all’interno della chiesa al termine dei lavori di ristrutturazione, suscitando polemiche per il suo significato controverso. Don Mimì Sabia, morto nel 2008, rimane una figura discussa nel contesto dell’indagine. Sebbene all’epoca avesse dichiarato di conoscere appena la famiglia Restivo, questa affermazione fu successivamente smentita da diverse prove. Inoltre, subito dopo la sparizione di Elisa, il parroco pronunciò una frase che destò sospetti: “Non conoscevo Elisa e non conosco Danilo”. L’uso dei tempi verbali in questa affermazione ha alimentato l’ipotesi che potesse essere a conoscenza di dettagli rilevanti sul caso.

Nel corso della giornata commemorativa, un mazzo di fiori e una fotografia sono stati deposti nei pressi del largo intitolato alla giovane studentessa, situato vicino all’ingresso della chiesa dove il tragico evento ebbe luogo. Questo gesto simbolico testimonia il dolore ancora vivo nella comunità e il desiderio di mantenere viva la memoria di Elisa.

La famiglia Claps continua a impegnarsi per onorare il ricordo della ragazza e per sensibilizzare l’opinione pubblica su temi come la violenza sulle donne e l’importanza della giustizia. Il fratello di Elisa, Gildo Claps, ha recentemente annunciato l’apertura di un ambulatorio medico in Congo dedicato alla memoria della sorella. “Realizzeremo il suo sogno”, ha affermato Gildo, sottolineando come questo progetto rappresenti un modo concreto per trasformare il dolore in qualcosa di positivo.

Il caso di Elisa Claps rimane emblematico non solo per la sua drammaticità, ma anche per le numerose ombre che lo circondano. L’omertà e i silenzi che hanno caratterizzato questa vicenda hanno sollevato interrogativi sull’efficacia delle indagini iniziali e sul ruolo delle istituzioni locali. La scoperta del corpo nel sottotetto della chiesa dopo ben 17 anni dalla scomparsa ha evidenziato gravi lacune investigative e ha lasciato un segno indelebile nella comunità.

Mentre Danilo Restivo continua a scontare la sua pena per i crimini commessi, il ricordo di Elisa resta vivo grazie agli sforzi della sua famiglia e delle associazioni che ne perpetuano la memoria. Il largo dedicato alla giovane a Potenza e le iniziative come la “Panchina Rossa” rappresentano simboli tangibili del desiderio di giustizia e del rifiuto dell’indifferenza.

In questo triste anniversario, la comunità si stringe attorno alla famiglia Claps per ricordare Elisa e riflettere sulle lezioni che questa tragedia può insegnare: l’importanza della verità, la lotta contro l’omertà e il bisogno di prevenire simili atrocità in futuro.



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