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L’UEFA pronta al colpo di scena: Israele rischia lo stop prima della sfida con l’Italia



La UEFA è attualmente in procinto di prendere una decisione che potrebbe escludere Israele da tutte le competizioni calcistiche. Questa misura, secondo quanto riportato dal Times, potrebbe essere annunciata entro la prossima settimana, poiché la maggior parte dei membri del Comitato Esecutivo sembra orientata verso l’estromissione della nazione ebraica in considerazione della situazione internazionale e del conflitto in corso. Se confermata, questa decisione potrebbe innescare una serie di effetti a catena, influenzando direttamente i club israeliani, in particolare il Maccabi Tel Aviv, attualmente coinvolto nelle coppe continentali.



La posizione della UEFA metterebbe sotto pressione la FIFA, la federazione internazionale di calcio, costringendola a rispondere a una situazione già complessa. Negli ultimi giorni, la pressione su di essa è aumentata, in particolare a seguito delle richieste avanzate da una commissione di consulenti delle Nazioni Unite, che ha descritto quanto sta accadendo a Gaza come un genocidio. Un argomento che ha suscitato dibattito è la disparità di trattamento tra Israele e Russia: “Se la Russia è stata estromessa da ogni disciplina in seguito all’invasione dell’Ucraina, perché non dovrebbe accadere la stessa cosa con Israele?” è una delle domande che circolano tra gli osservatori.

Se la UEFA dovesse procedere con la sospensione di Israele, il presidente della FIFA, Gianni Infantino, si troverebbe in una posizione difficile. La FIFA dovrebbe affrontare le conseguenze di questa decisione, che potrebbe includere l’esclusione di Israele dai prossimi Mondiali 2026, che si svolgeranno in Stati Uniti, Canada e Messico. Un’eventualità di questo tipo avrebbe ripercussioni dirette sul girone di qualificazione, in particolare per l’Italia, che attualmente è in testa al Gruppo I insieme alla Norvegia. La partita di ritorno tra Italia e Israele è prevista per il 14 ottobre a Udine, e una sospensione di Israele potrebbe alterare significativamente il quadro delle qualificazioni.

Il malcontento nei confronti della situazione attuale è alimentato dalla percezione di un trattamento ingiusto riservato a Israele rispetto a quello riservato alla Russia. Questa frustrazione, che si è manifestata attraverso appelli isolati e proteste, potrebbe ora tradursi in misure più severe a livello sportivo. Le conseguenze di tali decisioni potrebbero anche estendersi a livello politico e commerciale, come sottolineato da Lise Klaveness, presidente della federazione norvegese, che ha dichiarato: “Né noi né altre organizzazioni possiamo restare indifferenti alle sofferenze umane e agli attacchi sproporzionati a cui la popolazione civile di Gaza è sottoposta da molto tempo”.

In questo contesto, l’eventualità di una sospensione di Israele dalla UEFA non è solo una questione sportiva, ma riflette anche le tensioni geopolitiche attuali. La decisione della UEFA potrebbe influenzare non solo le competizioni calcistiche, ma anche le relazioni internazionali, portando a una riconsiderazione delle politiche sportive in relazione ai conflitti globali.

Inoltre, la questione della sospensione di Israele potrebbe innescare un dibattito più ampio sulla responsabilità delle organizzazioni sportive nel rispondere a situazioni di crisi umanitaria e conflitto. La FIFA, di fronte a tali pressioni, dovrà ponderare attentamente le sue prossime mosse, poiché una decisione in un senso o nell’altro avrà ripercussioni significative sul futuro del calcio internazionale.



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