Il maestro Beppe Vessicchio, pur distante dalle idee della destra, interviene a difesa di Beatrice Venezi dopo le polemiche seguite alla sua nomina alla Fenice di Venezia.
Nonostante non si riconosca nelle posizioni del governo, il celebre direttore d’orchestra Beppe Vessicchio ha espresso solidarietà verso Beatrice Venezi, al centro di un acceso dibattito politico e mediatico per la sua nomina a direttrice musicale del Teatro La Fenice di Venezia. Intervistato da Open, il musicista ha sottolineato l’incongruenza delle critiche che si sono scatenate solo dopo che la direttrice ha reso note le proprie simpatie politiche.
“Prima che si sapesse per chi votava, ne parlavano tutti bene…” ha dichiarato Vessicchio, rimarcando come la percezione nei confronti della collega sia cambiata solo per motivi ideologici.
Secondo il maestro, la vicenda rivela un “evidente cortocircuito tra il governo centrale, quello cittadino e le maestranze artistiche”. A suo dire, “è saltata la luce. L’unico che paga le conseguenze è il direttore musicale nominato”.
Vessicchio ha definito l’intera situazione “una vicenda sgradevole. Per tutti. Per la Venezi, per i titolari dell’orchestra, per il sovrintendente, per la direzione del teatro, fino a coloro che, addetti alla pubblica notizia, sentono di dover sostenere l’una o l’altra parte che si contrappone”. Poi ha aggiunto: “Mi chiedo: sarà accaduto in precedenza che una nomina di questa importanza, dopo un lecito confronto tra le parti, sia stata accolta o rigettata? Penso proprio di sì. Perché si è arrivato a questo?”.
Per Vessicchio, il caso rappresenta l’ennesimo esempio di come il clima sociale e politico possa esasperare questioni che dovrebbero rimanere sul piano artistico. “La veemenza delle reciproche accuse, alimentate da un clima sociale già incandescente, sta amplificando la questione rischiando di distorcerne i tratti”, ha commentato.
Entrando nel merito professionale, Vessicchio ha distinto due categorie di direttori: “Quelli che hanno gli strumenti accademici per indirizzare i professori verso la prescelta lettura critico-interpretativa di un’opera, sinfonica o lirica che sia, e quelli a cui manca o l’una o l’altra cosa”. A suo giudizio, Beatrice Venezi appartiene alla prima categoria: “Considerando che, seppur giovane, è da un bel po’ che dirige misurandosi anche con partiture complesse, mi sembra evidente che appartenga alla prima macro area. Significa che come direttore sa fare quello che fa”.
Il maestro ha poi ricordato un episodio personale: “Non ho avuto il piacere di incontrarla di persona, ma anni fa ha diretto un mio lavoro per organico cameristico commissionatomi dall’editore Sonzogno. Mi fu inviata la registrazione audio del concerto e vi ritrovai gli effetti, le dinamiche e le sonorità che avevo immaginato. Il merito era stato suo e dei fantastici solisti presenti quella sera. Non mancai di farglielo sapere”.
Vessicchio ha quindi sottolineato che il ruolo di direttrice musicale di un teatro richiede anche altre competenze: “Bisogna saper gestire un budget, ingaggiare artisti e pianificare i programmi di intere stagioni”. Tuttavia, ha aggiunto: “Mi sembra brillante, intraprendente, decisa, insomma, potrebbe anche essere all’altezza. Non ho però gli elementi di cui dispone il sovrintendente che le ha dato l’incarico”.
Nel frattempo, la nomina di Beatrice Venezi ha suscitato tensioni all’interno del mondo musicale. Alcuni professori d’orchestra hanno chiesto maggiore trasparenza e coinvolgimento nei processi decisionali, mentre altri colleghi hanno criticato la scelta, giudicandola non pienamente adeguata al prestigio dell’incarico.
Anche figure di rilievo come Fabio Luisi hanno espresso riserve, definendo la decisione “non all’altezza” e criticando alcuni aspetti dello stile direttoriale di Venezi. La controversia ha presto assunto contorni politici, diventando terreno di scontro tra opposte fazioni, con prese di posizione pubbliche e commenti polarizzati sui social.
Per alcuni osservatori, la vicenda riflette la crescente tendenza a politicizzare anche le scelte artistiche, trasformando ogni nomina in un banco di prova ideologico. Ed è proprio contro questa deriva che si è espresso Beppe Vessicchio, invitando a “ricondurre il dibattito a criteri professionali e di merito, senza lasciarsi condizionare da logiche di schieramento”.
Il maestro, pur ribadendo la sua distanza dal governo in carica, ha ricordato che la musica dovrebbe restare un terreno di confronto libero dalle pressioni politiche. La sua voce, autorevole e rispettata, si aggiunge a quelle di chi chiede di riportare il discorso pubblico sul piano del rispetto e della competenza, per non trasformare l’arte in un campo di battaglia ideologica.



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