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“È arrivato il momento di agire”: Giorgia Meloni prepara la riforma elettorale in vista del 2027



Sebbene le elezioni politiche del 2027 siano ancora lontane, i movimenti all’interno dei palazzi del potere italiano indicano che la campagna elettorale è già iniziata. Non ci sono manifesti né comizi, ma si stanno sviluppando strategie, telefonate riservate e bozze di riforme. In questo clima, il silenzio può rivelarsi più eloquente di mille dichiarazioni. La politica italiana, come di consueto, si muove in modo sotterraneo, gettando le basi per ciò che accadrà in futuro.



Il focus attuale è sulla riforma della legge elettorale, una questione cruciale che potrebbe influenzare significativamente il panorama politico. Fratelli d’Italia, il partito guidato dalla premier Giorgia Meloni, sta lavorando attivamente su una nuova legge elettorale, convinto che questo sia un passo fondamentale per rafforzare la propria posizione e puntare a un secondo mandato nel 2027. Nonostante una certa riservatezza pubblica, i colloqui informali con Forza Italia e Lega sono già avviati.

Durante un’apparizione a Porta a Porta, Meloni ha espresso la sua apertura a una riforma della legge elettorale, affermando: “Io non sono contro una riforma della legge elettorale”. Ha accennato anche alla possibilità di inserire il nome del premier direttamente sulla scheda elettorale, collegando questa proposta a un progetto più ampio di premierato. Inoltre, ha sottolineato che i tempi per la legge elettorale dovrebbero precedere quelli per la riforma costituzionale.

Le proposte di Fratelli d’Italia si articolano attorno a due punti fondamentali: obbligare le coalizioni a indicare un candidato premier al momento del voto e abolire i collegi uninominali. Queste modifiche, secondo i calcoli del partito, potrebbero mettere in difficoltà il centrosinistra. Infatti, costringere l’area progressista a decidere chi dovrà guidare la coalizione—sia esso Elly Schlein, Giuseppe Conte o un altro nome—potrebbe frantumare l’unità del campo largo.

Il tema delle primarie, già sollevato da Matteo Renzi, potrebbe tornare in auge. Tra i nomi che circolano, figura anche quello della sindaca di Genova, Silvia Salis, vista da alcuni come una figura di compromesso. Tuttavia, le primarie potrebbero evidenziare le divisioni interne tra Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, complicando ulteriormente la situazione per il centrosinistra.

Un aspetto controverso della proposta di riforma riguarda l’eliminazione dei collegi uninominali, introdotti con il sistema del Rosatellum. Questo meccanismo è considerato un elemento fondamentale per la coesione del centrosinistra, poiché costringe partiti diversi a unirsi per vincere nei vari territori. Eliminando questa necessità, Fratelli d’Italia mira a indebolire l’alleanza avversaria.

In aggiunta, i sondaggi attuali mostrano una crescente polarizzazione dell’elettorato a favore del centrodestra. Tuttavia, l’attuale sistema misto—che combina proporzionale e maggioritario—potrebbe ancora portare a scenari di pareggio, in particolare al Senato. Modificare le regole potrebbe ridurre questo rischio. Non sorprende quindi la reazione decisa del Partito Democratico, con la capogruppo alla Camera Chiara Braga che ha dichiarato: “In tre anni di governo 13 miliardi in meno alla sanità, assegno di inclusione dimezzato e una famiglia su tre taglia la spesa alimentare. Ma la priorità della Meloni è il vittimismo e la legge elettorale.”

Tuttavia, non tutti i membri della maggioranza sono favorevoli a questa riforma. I partiti minori esprimono preoccupazione, temendo che una legge elettorale esclusivamente proporzionale possa escluderli dalla rappresentanza parlamentare. Questo clima di incertezza si traduce in segni di tensione all’interno della coalizione. Negli ultimi mesi, ci sono stati passaggi da Noi Moderati a Forza Italia, incluso quello del sottosegretario Giorgio Silli e del deputato Pino Bicchielli. Inoltre, si sta concretizzando un accordo tra la Dc di Totò Cuffaro e la Lega di Matteo Salvini, con l’impegno di riservare posti in lista in cambio di sostegno.

La riforma della legge elettorale si presenta come un campo di battaglia tra calcoli politici e necessità di consenso. C’è il rischio che questa spinta verso una nuova legge, concepita per garantire una vittoria futura, possa generare fratture all’interno della stessa maggioranza. Per Giorgia Meloni, però, il momento per agire è ora—prima del referendum sul premierato, prima della prossima campagna elettorale e prima che le opposizioni riescano a trovare una strategia competitiva.

Questa partita è complessa. Non sarà solo il contenuto della riforma a determinare il suo successo, ma anche il momento in cui verrà presentata, le alleanze che ne deriveranno e la capacità di mantenere unita la coalizione, anche di fronte a dissensi interni. La sfida principale sarà quella di attuare la riforma senza che appaia semplicemente come una manovra di potere.



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