Il 13 ottobre segna una giornata storica per Israele e Gaza, con la liberazione di tutti i 20 ostaggi israeliani dopo un accordo di cessate il fuoco raggiunto tra Hamas e le autorità israeliane. L’intesa, fortemente voluta dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha portato a un clima di festeggiamenti in Israele, dove migliaia di persone si sono radunate per accogliere i prigionieri liberati.
I primi a essere rilasciati alle 7 del mattino sono stati i gemelli Gali e Ziv Berman, insieme a Matan Angrest, Alon Ohel, Omri Miran, Eitan Mor e Guy Gilboa-Dallal. Questi ostaggi sono stati consegnati alla Croce Rossa, che ha svolto un ruolo cruciale nel facilitare il loro ritorno a casa. Gli altri 13 ostaggi sono stati liberati nel corso della mattinata, contribuendo a un senso di sollievo tra le famiglie e la popolazione israeliana. I familiari degli ostaggi hanno espresso la loro gioia dicendo: “Finito un incubo”.
In concomitanza con la liberazione, Donald Trump si trovava in Israele per un discorso alla Knesset, il parlamento israeliano. Durante il suo intervento, il presidente ha dichiarato: “È l’alba di un nuovo giorno. La guerra è finita, vorrei andare a Gaza”. Dopo il suo discorso, Trump si è diretto verso Egitto per firmare ufficialmente l’accordo di tregua.
Nel sud di Gaza, folle di palestinesi si sono radunate per accogliere i prigionieri che Israele ha promesso di liberare. Si prevede che circa 2.000 detenuti palestinesi saranno rilasciati come parte dell’accordo, segnando un passo significativo verso la pace nella regione.
Tuttavia, la situazione a Gaza rimane complessa e tesa. La studentessa Sanaa, fuggita in Italia, ha dichiarato: “Sono al sicuro, ma il mio cuore e la mia testa sono ancora a Gaza”. Questo riflette il profondo legame emotivo che molti palestinesi continuano a sentire per la loro terra natale, nonostante le difficoltà.
Purtroppo, la violenza non si è fermata nemmeno dopo l’accordo di tregua. Il giornalista Saleh Al-Jafarawi è stato ucciso a Gaza City dopo la firma della tregua, un evento che mette in luce le sfide persistenti nella regione. Nel frattempo, i militari italiani sono stati dispiegati a Gaza per rimuovere mine e addestrare le forze palestinesi, un’iniziativa che potrebbe contribuire alla stabilità futura.
I racconti delle famiglie a Gaza sono toccanti. Una famiglia ha descritto il loro viaggio di ritorno a casa, dicendo: “Abbiamo camminato 5 ore per tornare a casa, l’abbiamo trovata distrutta”. Queste testimonianze evidenziano le dure realtà che molti palestinesi affrontano quotidianamente.
Poco dopo la liberazione degli ostaggi, il ministero degli Esteri israeliano ha pubblicato un messaggio che recita: “Abbiamo aspettato 738 giorni per dire Bentornati a casa”. Questo messaggio è stato accompagnato da foto dei prigionieri liberati, tra cui Gali, Ziv, Eitan, Matan, Guy e Alon, finalmente al sicuro e circondati dall’affetto dei loro cari. La gioia e il sollievo per il ritorno a casa di questi giovani sono palpabili, e le loro famiglie hanno espresso un’immensa gratitudine per il termine di un lungo incubo.



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