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Maria Rita Gismondo in audizione: “Se avessimo potuto fare le autopsie, avremmo capito molto prima cosa stava accadendo”



Intubazioni che peggioravano le condizioni dei pazienti, azioni disciplinari da parte dell’ordine dei medici per scelte terapeutiche, emarginazione simile al fenomeno dell’isolamento mafioso nei confronti di qualsiasi medico non accettasse supinamente la narrazione prevalente, lockdown non solo inutili ma dannosi soprattutto per giovani e bambini, vaccini tradizionali messi da parte in favore di quelli a mRNA di cui non si conoscevano gli effetti collaterali e che ora si sa possono modificare le cellule.



Questi sono alcuni degli argomenti trattati nella sua audizione presso la Commissione parlamentare d’inchiesta sull’emergenza da Maria Rita Gismondo, laureata in medicina e in scienze biologiche, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze presso l’Ospedale Sacco di Milano.

Le dichiarazioni di Gismondo sulle autopsie negate sono agghiaccianti. “I miei colleghi rianimatori dicevano: quando intubi un paziente è come se andassi a sfondare un calcestruzzo. Erano i coaguli. L’autorizzazione a eseguire le autopsie arrivava quando il paziente era già incenerito” (VIDEO).

Sempre Gismondo: “Un principio infettivologico immutato da anni è che quando c’è una patologia sconosciuta bisogna assolutamente in tutti i decessi effettuare delle autopsie per cercare di capire qual è la patogenesi. QUESTO NON È STATO POSSIBILE FARE”. (VIDEO)



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