Il giornalismo d’inchiesta in Italia sta affrontando sfide sempre più complesse. Corrado Formigli, conduttore di PiazzaPulita, ha espresso la sua preoccupazione riguardo alla crescente difficoltà di esercitare questa forma di giornalismo, evidenziando un clima di isolamento per i giornalisti critici.
Durante un collegamento con Omnibus su La7, Formigli ha dichiarato: “Quello su cui dobbiamo riflettere è che il giornalismo d’inchiesta è sempre più difficile farlo e si costruisce intorno ai giornalisti critici un isolamento fatto di leggi bavaglio, rifiuto del governo di confrontarsi col giornalismo considerato critico, la riduzione della figura del giornalista a opposta fazione, quindi a militante politico di uno schieramento avverso, eccesso di disintermediazione…”.
L’attentato subito da Sigfrido Ranucci ha acceso i riflettori su queste problematiche. Formigli ha aggiunto che la situazione attuale non è una novità, ma è iniziata ben prima dell’attuale governo di Giorgia Meloni, citando anche le responsabilità di ex leader come Matteo Renzi e Beppe Grillo. Ha continuato affermando: “Tutto questo dà un segnale di debolezza del giornalista, lo si considera soltanto un rompiscatole.”
In merito alle dichiarazioni della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che ha descritto l’atto intimidatorio nei confronti di Ranucci come un segnale di una democrazia a rischio sotto la destra, Formigli ha commentato: “Da qui al fatto che un giornalista si trovi fatto bersaglio di gesti ostili e attacchi il passaggio c’è, ma dire che la bomba a Ranucci l’ha messa Giorgia Meloni è sbagliato.” Secondo il conduttore, l’opposizione deve concentrarsi su un’azione concreta e responsabile, piuttosto che limitarsi a critiche propagandistiche. Ha suggerito che una vera opposizione dovrebbe mobilitare i cittadini per promuovere riforme significative, come una legge per riformare la Rai.
Il dibattito politico all’interno del Partito Democratico si è rapidamente spostato su altre questioni, come dazi e manovre economiche, dopo l’allerta lanciata da Schlein sulla democrazia in Italia. Pochi membri del partito hanno ripreso il tema della libertà di stampa, sebbene Sandro Ruotolo, responsabile informazione del PD, abbia sottolineato in una nota: “La libertà di stampa non può essere soffocata con bombe e minacce, ma anche con querele temerarie, con il controllo politico dell’informazione, con il silenzio su chi spia i giornalisti.”
Piero De Luca, capogruppo del PD nella Commissione Affari europei della Camera, ha difeso Ranucci e denunciato le pressioni sulla stampa: “Ranucci ha reso attuale un tema che nel nostro Paese resta troppo spesso un non detto: le pressioni, le ingerenze e i tentativi di condizionamento sulla stampa sono una realtà quotidiana.” Ha inoltre evidenziato che molti giornalisti lavorano sotto minaccia, a causa dell’uso strumentale delle querele come strumenti di intimidazione.
Mentre De Luca ha chiesto al governo di sostenere un emendamento per recepire la direttiva europea anti-SLAPP, Francesco Boccia ha spostato l’attenzione sui prossimi test elettorali, affermando: “Noi siamo il cardine della coalizione, come confermato dai recenti risultati in Calabria, Marche e Toscana.” Ha sottolineato l’importanza di mantenere la calma e perseguire un programma comune contro le politiche dell’attuale governo.
Paolo Gentiloni, ex premier, ha espresso solidarietà a Ranucci, affermando che il giornalismo di inchiesta è fondamentale per la democrazia. Tuttavia, ha anche sottolineato la necessità di una maggiore chiarezza nella linea politica del PD in merito alla politica estera, evidenziando le divisioni interne riguardo al sostegno all’Ucraina e alla difesa europea.



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