Il 28 giugno 1986 Isabelle Mesnage, ventenne studentessa di Informatica, viene affiancata da un’auto mentre passeggia a Corbie, nel dipartimento della Somma. L’uomo alla guida la costringe a salire, poi la picchia, la strangola e, dopo averla uccisa, la violenta. In seguito mutila e scuoi il corpo, rimuovendone i genitali. I resti vengono abbandonati lungo la strada. Il responsabile, all’epoca 26enne, quella notte commette il primo dei suoi quattro omicidi e inaugura una lunga scia di violenze che continuerà fino ai primi anni Duemila.
Le sue vittime sono sempre giovani donne tra i 18 e i 25 anni, spesso vulnerabili o sole. L’uomo si convince che siano loro a desiderarlo, a “venire verso di lui”. Parla di voler «fare l’amore» con ciascuna e non utilizza mai il termine “stupro”. Nella sua visione distorta, le ragazze determinano il proprio destino: se non si oppongono, sopravvivono; se resistono o cercano di fuggire, vengono uccise.
Il suo nome è Jacques Rançon, ma in Francia è noto come “il killer della stazione di Perpignan”, perché molte delle sue aggressioni e dei suoi omicidi avvengono nei pressi della stazione della città. La sua storia — e la battaglia delle vittime per ottenere giustizia — ha ispirato la serie Lost Station Girls: il mostro della stazione, disponibile su Disney+. Oggi Rançon è in carcere e potrà chiedere la libertà vigilata nel 2036, quando avrà 76 anni.
Un’infanzia difficile e il segreto dei 15 fratelli
Ultimo di 13 figli, Rançon cresce in un contesto di povertà e violenza: viene bullizzato a scuola e picchiato dalla madre. A sedici anni commette la sua prima aggressione sessuale, ma la vittima viene scoraggiata dal denunciare. A 19 anni, durante il funerale del padre, scopre l’esistenza di altri 15 fratelli nati da un precedente matrimonio e di aver avuto un gemello morto a un mese di vita.
A 26 anni conosce Carole, con cui convive vicino ad Amiens e da cui avrà due figli. Nel frattempo compie vari furti e ha già perso un impiego, oltre ad aver commesso una violenza sessuale.
1986-1992: gli omicidi di Amiens e la prima condanna
Da poco trasferito ad Amiens, compie il suo primo omicidio: Isabelle Mesnage. La obbliga a salire in auto, la porta su una strada isolata, tenta di sedurla e, al rifiuto, la uccide. Mutila il corpo e ne porta via i genitali in un sacchetto. Il caso, rimasto senza piste, verrà archiviato nel 1992.
Poche settimane dopo tenta di rapire una quindicenne, Françoise, che riesce a fuggire. Non denuncerà, per vergogna. Nel frattempo, in casa, la situazione precipita: Rançon picchia la moglie così spesso che i vigili del fuoco intervengono di continuo. Nel 1991 la donna lo lascia mentre è incinta del loro secondo figlio.
Il 19 giugno 1992 aggredisce Nathalie, segretaria ventenne: la minaccia con un coltello, la violenta e la deruba, ma la lascia andare senza resistenza. Nathalie denuncia e identifica l’auto del suo aggressore. Rançon tenta di contattarla, ma viene sorpreso e arrestato l’8 luglio. Viene condannato a otto anni per stupro aggravato.
1997: Perpignan e l’omicidio di Mokhtaria Chaïb
Dopo aver scontato cinque anni e due mesi, il 6 settembre 1997 Rançon viene rilasciato a 37 anni e si trasferisce a Perpignan, vicino alla stazione. Pochi giorni dopo aggredisce la 18enne Nadjet Ouatiki, che si salva solo grazie al passaggio di un’auto che lo mette in fuga. Nonostante la denuncia, le autorità non risalgono a lui.
Nella notte tra il 20 e il 21 dicembre aggredisce Mokhtaria Chaïb, 19 anni, che purtroppo non sopravvive. La porta in un terreno abbandonato, tenta di violentarla, la uccide e la mutila. Le parti asportate vengono riposte in un sacchetto. Il delitto, per la precisione delle mutilazioni, fa sospettare un chirurgo: il peruviano Andrés Palomino-Barrios viene accusato ingiustamente nel 1998.
1998: Marie-Hélène Gonzalez e il secondo arresto
Il 9 marzo Rançon aggredisce Sabrina, 19 anni, ferendola allo stomaco. Una vicina accorre e lo mette in fuga. La ragazza sopravvive ma la polizia non identifica l’aggressore.
A giugno offre un passaggio alla 22enne Marie-Hélène Gonzalez: la porta in una discarica, la violenta, la uccide, la mutila e la decapita, lasciando i resti sul posto. Le somiglianze con il caso Chaïb portano al rilascio del chirurgo peruviano.
L’ultima vittima nota a Perpignan è la 23enne Meryl Foulonneau: il 28 settembre 1998 riesce a salvarsi chiudendosi in auto e chiamando il padre, che annota la targa dell’aggressore. Rançon viene arrestato il 30 settembre e condannato a un anno per tentata aggressione. La polizia tenta di collegarlo all’omicidio Gonzalez, ma in casa sua non emergono prove.
1999: ritorno ad Amiens e terza condanna
Liberato dopo nove mesi, il 29 giugno 1999 Rançon torna ad Amiens. Tenta di rapire la 23enne Virginie, ma fugge quando lei riprende conoscenza. Arrestato grazie alla targa, viene condannato nel 2000 a cinque anni.
2003: la relazione con la quindicenne Lolita e una nuova condanna
Nel 2003 torna a Perpignan. Lavora come magazziniere e inizia una relazione con Lolita, 15 anni e mezzo, che gli darà due figli. La violenta e la picchia fino al 2012, quando la ragazza lo denuncia. Arrestato per molestie e minacce di morte, ottiene una condanna a un anno.
È in questa occasione che il suo DNA viene inserito nel database nazionale francese.
2014: la svolta grazie al DNA e le confessioni
Nel 2014, grazie a un software che confronta DNA parziali, viene identificato un profilo genetico sulle scarpe di Mokhtaria Chaïb compatibile con quello di Rançon. Arrestato il 10 ottobre, confessa dopo sei giorni. Racconta i dettagli dell’omicidio e spiega di aver ucciso perché la vittima aveva iniziato a urlare.
La foto della sua cattura fa riconoscere Sabrina, che si fa avanti: il suo caso viene aggiunto al fascicolo. L’avvocato di Rançon lo spinge a confessare anche il tentato stupro di Nadjet Ouatiki e, infine, l’omicidio di Marie-Hélène Gonzalez. A quel punto emerge un chiaro profilo di serial killer.
2018: l’ergastolo e le nuove indagini
Il processo si apre il 5 marzo 2018. Testimoniano Nadjet, Sabrina e la prima vittima sopravvissuta della sua adolescenza. Rançon ricostruisce gli omicidi senza mai definire “stupro” le violenze. Viene condannato all’ergastolo, più 22 anni di libertà vigilata.
Nel frattempo la procura apre un’inchiesta sull’omicidio di Isabelle Mesnage: Rançon confessa nel 2019, poi ritratta, ma nel 2021 viene comunque condannato a 30 anni. In appello la pena diventa ergastolo con un minimo di 18 anni.
Oggi
Riconosciuto ufficialmente come serial killer, Jacques Rançon potrà chiedere la libertà vigilata nel 2036, quando avrà 76 anni.



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