Il ministero dell’Interno ha deciso di elevare il livello di tutela per il giornalista Sigfrido Ranucci, dopo l’attentato subito lo scorso 16 ottobre. Su richiesta della presidente della commissione parlamentare Antimafia, Chiara Colosimo, la scorta è passata da un livello di protezione “quarto” a “secondo”. Ciò comporta un aumento degli agenti assegnati — ora quattro invece di due — oltre all’aggiunta di un’auto blindata in più.
L’episodio che ha acceso i fari sull’esigenza di sicurezza riguarda due esplosioni avvenute attorno alle 22 davanti all’abitazione di Ranucci, in località Campo Ascolano, fra Roma e Torvajanica. Gli ordigni — rudimentali ma potenzialmente letali — hanno distrutto l’automobile del giornalista e quella di sua figlia, entrambe parcheggiate sotto casa. Non è giunta alcuna rivendicazione, e le indagini da parte della procura di Roma proseguono a ritmo serrato.
In seguito all’accaduto, la commisione Antimafia aveva convocato Ranucci per un’audizione il 4 novembre, con l’obiettivo di approfondire il fenomeno delle mafie e delle altre associazioni criminali, anche di matrice internazionale. Durante quella seduta — visibilmente attesa dai magistrati — il conduttore del programma televisivo è stato chiamato a rispondere su un episodio che coinvolgerebbe un potenziale pedinamento su presunto ordine di un esponente politico. In particolare, l’ex magistrato e senatore del M5S Roberto Scarpinato ha riferito quanto segue: «Lei ha dichiarato di essere stato pedinato su richiesta sottosegretario Fazzolari – ha chiesto Scarpinato durante l’audizione – Ci può raccontare meglio questo episodio?» In quel momento Ranucci ha chiesto di spegnere i microfoni.
La richiesta di rafforzare la protezione del giornalista è giunta proprio da Colosimo, in seguito all’udienza, sulla base dei timori espressi nel corso dell’audizione. La decisione del Viminale riflette la volontà di prevenire ulteriori violenze e di tutelare l’incolumità del giornalista e della sua famiglia.
Dal canto suo, il sottosegretario tirato in ballo, Giovanbattista Fazzolari, ha respinto con fermezza ogni addebito: ha definito «troppo grave per essere lasciata cadere» l’accusa di aver attivato servizi segreti per pedinare Ranucci. Ha inoltre definito «inquietante» l’ipotesi che possa esistere un collegamento tra l’attentato con bombe carta e un possibile ruolo del governo come mandante.
In parallelo, nuove tensioni sono emerse all’interno della vigilanza istituzionale: la presidente M5S della commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia, ha comunicato di aver ricevuto una richiesta da parte del Copasir per acquisire la parte secretata del resoconto dell’audizione di Ranucci, avvenuta in Vigilanza Rai lo scorso 5 novembre. Per valutare quella richiesta ha convocato l’Ufficio di Presidenza per mercoledì 3 dicembre alle 8.30, prima del voto che dovrà decidere anche la nomina del nuovo presidente Rai.
Le forze dell’ordine, nel frattempo, mantengono massima attenzione attorno all’abitazione del giornalista: la presenza di agenti e mezzi blindati mira a garantire non solo protezione personale, ma anche a preservare la libertà di stampa. Il rafforzamento della scorta rappresenta una risposta concreta dell’apparato statale a un atto violento che mira a intimidire chi svolge un lavoro di inchiesta.
Resta, comunque, da chiarire del tutto l’origine delle esplosioni: le indagini dovranno stabilire chi ha messo gli ordigni e con quali finalità, e se dietro l’attacco vi siano legami con organizzazioni criminali o altre pressioni. In attesa di sviluppi, la tutela su Ranucci è aumentata in modo significativo — a testimonianza della gravità dell’episodio e della necessità di garantire sicurezza a chi opera per l’informazione.



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