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Famiglia nel bosco: figli allontanati, possibile affido in Australia — padre amareggiato



Lo confida agli amici Nathan Trevallion, che si dice comunque «rassicurato» dai suoi legali, nonostante la difficile separazione dai figli.



È una vicenda che ha commosso e spaccato l’opinione pubblica: quella della cosiddetta “famiglia del bosco”, composta da tre bambini cresciuti in un casolare isolato a Palmoli, secondo uno stile di vita improntato alla decrescita felice e all’autosufficienza. I genitori, Nathan Trevallion (51 anni) e Catherine Birmingham (45), avevano scelto un’esistenza radicale, fondata sull’educazione familiare e su un rapporto profondo con la natura.

Tutto è cambiato nell’autunno del 2024, quando la famiglia è stata ricoverata per un’intossicazione da funghi. Da lì sono scattati i controlli delle autorità, che hanno portato alla decisione del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila di allontanare i bambini, ritenendo inadeguate le condizioni di vita. I piccoli sono stati trasferiti in una comunità protetta a Vasto, insieme alla madre.

Una misura che ha acceso un acceso dibattito nazionale: c’è chi parla di eccessiva ingerenza dello Stato e chi invece sostiene la necessità di proteggere i minori.


Il futuro della famiglia

La situazione resta in bilico. Il tribunale sta valutando diverse possibilità. La prima, auspicata dai genitori, prevede il rientro dei bambini a casa, grazie anche alla disponibilità di un’abitazione alternativa offerta da Armando Carusi per tre mesi, in attesa dei lavori nella casa originaria.

Altri scenari includono un graduale riavvicinamento con visite protette, la permanenza dei minori nella comunità con la madre, o l’affido temporaneo a familiari, nel caso si ritenesse necessario un contesto più stabile e familiare prima del rientro definitivo.

Attualmente, Nathan vive nella casetta di nonna Gemma, messa a disposizione dallo stesso Carusi, mentre Catherine si trova con i figli nella casa famiglia. Ha da poco avviato la procedura per il rinnovo del passaporto suo e della figlia maggiore, entrambi scaduti. La donna, fedele al suo stile di vita spirituale e alternativo, continua a indossare il suo inconfondibile abito bianco simile a un kaftano.

L’ex legale Giovanni Angelucci aveva avanzato la richiesta che la madre potesse restare stabilmente con i bambini, e non solo in fasce orarie limitate.


Le prossime tappe

La decisione è ora nelle mani del Tribunale per i Minorenni e della Corte d’Appello dell’Aquila, con un’udienza cruciale fissata per il 16 dicembre. Non è escluso che, in futuro, i genitori possano chiedere un risarcimento per i danni psicologici — seppur temporanei — causati dalla separazione forzata.

Nel frattempo, l’ambasciata australiana continua a seguire da vicino la vicenda. Martedì è attesa una visita di un suo delegato nella struttura protetta, per offrire supporto — anche legale — alla famiglia.



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