Dal 7 gennaio, ammirare la Fontana di Trevi a Roma avrà un costo. Il monumento più visitato della Capitale dopo il Colosseo introduce infatti un biglietto d’ingresso di 2 euro per i turisti, mentre l’accesso rimarrà gratuito per i residenti romani. Questa svolta storica, caldeggiata dall’assessore al Turismo Alessandro Onorato e approvata dall’amministrazione comunale, segna un nuovo capitolo nella gestione del patrimonio artistico della città.
Un nuovo assetto per migliorare la fruizione
L’organizzazione dello spazio è stata completamente ripensata. In piazza saranno create due corsie separate – una per i turisti e una per i residenti – delimitate da eleganti paletti in ottone che sostituiranno le comuni transenne. Il pagamento del ticket potrà essere effettuato anche con carta di credito, per agevolare l’afflusso. La scelta di avviare la misura a gennaio, subito dopo le festività natalizie e la chiusura del Giubileo, sembra essere stata dettata da una precisa volontà: evitare un impatto negativo sulla grande affluenza turistica del periodo, che secondo le stime avrebbe superato le 770.000 presenze tra Natale e Capodanno.
Questa non è la prima esperienza del genere a Roma: un precedente illustre è quello del Pantheon, che dal luglio 2023 applica un biglietto da 5 euro (gratuito per i giovani under 25), incassando nel 2024 oltre 14,7 milioni di euro da più di 4 milioni di visitatori.
Una scelta strategica per salvaguardare e valorizzare
La decisione di introdurre il ticket nasce da un’esigenza concreta: regolare i flussi turistici e proteggere un monumento fragile dall’iperturismo. Già dallo scorso dicembre è stato infatti imposto un contingentamento degli accessi, con un massimo di 400 persone ammesse contemporaneamente nell’area. La misura, sostenuta anche dalla ministra del Turismo Daniela Santanchè, si pone l’obiettivo di contrastare la cosiddetta “disneylandizzazione” dei luoghi iconici, garantendo una visita più sicura e piacevole.
Ma c’è di più. Il ticket rappresenta una preziosa fonte di finanziamento per le casse comunali. Considerando che nei primi sei mesi del 2024 la Fontana di Trevi ha registrato oltre 5,3 milioni di accessi – più del Pantheon in tutto l’anno – le stime parlano di un potenziale introito annuo di circa 20 milioni di euro. Si tratta di risorse vitali, che potranno essere reinvestite nella città seguendo il modello del contributo di soggiorno (che nel 2023 ha generato 200 milioni di euro). Gli investimenti potranno spaziare dalla manutenzione e restauro delle fontane storiche al miglioramento dei trasporti pubblici, fino alla riqualificazione ambientale e alla valorizzazione dell’offerta turistica nel suo complesso.
Il contesto più ampio: autonomia e nuove risorse per Roma
La maturazione di questo progetto avviene in un momento di rinnovato dialogo tra il Campidoglio e il Governo centrale. Due elementi giocano un ruolo chiave: l’iter parlamentare per la riforma dei poteri speciali di Roma Capitale e una modifica alla legge di bilancio che, dal 2026, stabilirà contributi fissi per la città al Fondo di solidarietà comunale, garantendo maggior stabilità finanziaria.
In questo quadro, la monetizzazione di asset culturali iconici come la Fontana di Trevi non è vista solo come una necessità, ma come una strategia intelligente per generare ricchezza a beneficio della collettività. Il sindaco Roberto Gualtieri ha più volte definito l’ipotesi “molto concreta” per gestire un flusso altrimenti ingestibile. L’obiettivo finale è chiaro: trasformare la Grande Bellezza da potenziale ostaggio della massa a risorsa sostenibile, che finanzi la propria tutela e migliori la qualità della vita per cittadini e visitatori.
La sfida sarà bilanciare accessibilità, conservazione e revenue, scrivendo una nuova formula per il turismo del futuro nella Città Eterna.



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